feb 182015
 
Lampedusa-migration-004

di Michael Braun, Die Tageszeitung (da Internazionale 1089)

Oggi è di nuovo lecito provare orrore, almeno per un paio di giorni.

Per l’ennesima volta Lam-pedusa si è trasformata nell’obitorio dell’Europa, per l’ennesima volta il sogno di una vita migliore è stato pagato con la morte. Ma il sentimento di orrore si esaurirà presto, e c’è da temere che non avrà alcuna conseguenza.

Fino a qualche mese fa sembrava che nel dibattito sulla politica europea in materia di rifugiati si stesse muovendo qualcosa. Anche in Germania c’era chi chiedeva il prolungamento dell’operazione di salvataggio umanitario Mare nostrum e si parlava di una politica di accoglienza coordinata a livello europeo. Ma poi, senza fare troppo rumore e senza attirare troppa attenzione, a novembre l’Italia ha sospeso l’operazione Mare nostrum. Così il dibattito europeo è tornato al punto di partenza: un ping pong tra i due poli dell’“emergenza profughi” e delle “catastrofi dei rifugiati”.

Le emergenze profughi scoppiano puntualmente quando “ne arrivano troppi”, quando sugli schermi televisivi scorrono le immagini dei centri d’accoglienza sovrafollati. Allora il primo riflesso è sempre il rifiuto. Del resto l’interruzione di Mare nostrum ha fatto contenti anche molti governi europei, convinti che un’operazione di salvataggio sistematico faccia in realtà da “calamita”, come è stato più volte ripetuto.Ma i naufragi continuano a ripetersi con sconcertante regolarità.

L’operazione Mare nostrum era stata un grande passo avanti, perché il suo scopo non era la difesa delle frontiere ma il salvataggio dei migranti. Ma questo cambiamento di prospettiva è durato solo un anno. Ora tutti provano di nuovo orrore, ma è una reazione ipocrita: sono state l’Italia e l’Europa a voltare le spalle ancora una volta ai rifugiati, e a fare in modo che il Mediterraneo continui a essere una fossa comune.

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