mag 242011
 

Il Consiglio Comunale di Fidenza,

premesso che

- Il governo ha deciso per il ritorno al nucleare, con l’obiettivo di produrre il 25% dell’energia elettrica dall’atomo. All’uopo l’Italia dovrebbe  costruire sul territorio nazionale 8 reattori;
- I lunghi tempi necessari per la loro realizzazione ed entrata in funzione non consentirebbero comunque all’Italia di rispettare l’accordo europeo che impegna tutti i Paesi membri a ridurre entro il 2020 del 20% le emissioni di CO2 prodotte nel 1990, ad aumentare sino al 20% il contributo delle fonti rinnovabili e a ridurre del 20% i consumi energetici;
-L’opzione nucleare dirotterebbe sull’atomo le insufficienti risorse economiche per lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, unica soluzione praticabile per ridurre in tempi brevi le emissioni che alterano il clima; comprometterebbe le soluzioni innovative del sistema energetico nazionale e la creazione dei nuovi posti di lavoro ad esse collegate;
- Una seria politica nazionale e locale che escluda il nucleare e promuova l’innovazione, rendendo più efficiente e sostenibile il modo di produrre energia e di  consumarla, permetterà di rispettare le scadenze internazionali e europee per la lotta ai cambiamenti climatici;

considerato che

- Grazie al referendum del 1987 l’Italia è stato il primo paese industrializzato a ripudiare il nucleare; solo nel 2000 è stata seguita dalla Germania che ha individuato una exit strategy di abbandono dell’atomo entro il 2020, e più recentemente dalla Spagna;
- La tecnologia di “terza generazione evoluta” scelta dal governo non ha risolto alcuno dei problemi legato al nucleare. L’Italia ha optato per una tecnologia già vecchia, a maggior ragione se nel 2030 vedrà la luce il nucleare di “quarta generazione”;
- Il ricorso all’energia atomica per ridurre la bolletta energetica del Paese si scontra con i problemi irrisolti del nucleare all’oggi: gli elevati costi di un KWh dal nucleare, la sicurezza delle centrali, la gestione dei rifiuti radioattivi e lo smantellamento (decommissioning) degli impianti, la loro protezione da eventuali attacchi terroristici, il rischio della proliferazione di armi nucleari e la necessità di importare dall’estero l’uranio, le cui riserve naturali sono sempre più scarse;

rilevato che

- Sulla sicurezza degli impianti ancora oggi, a 22 anni dall’incidente di Chernobyl, non esistono le garanzie per l’eliminazione del rischio di incidente nucleare e conseguente contaminazione radioattiva, come dimostra la lunga serie di incidenti avvenuti in Francia nell’estate del 2008.
- Non esistono ancora soluzioni  al problema dello smaltimento dei rifiuti radioattivi;
- I considerevoli consumi di acqua necessari al funzionamento dei reattori aggraverebbero la già delicata situazione italiana. Le centrali nucleari francesi ad esempio usano il 40% delle risorse idriche consumate su tutto il territorio nazionale;

considerato che

- Il recente disastro giapponese ha dimostrato l’aleatorietà di un nucleare sicuro;
- Il territorio italiano presenta un forte rischio sismico;
- Il sottosegretario allo sviluppo economico in data 16 marzo ha dichiarato “Non si   potranno realizzare le centrali nucleari nelle regioni che si esprimeranno negativamente sulla localizzazione degli impianti nel loro territorio [...]. Il programma energetico nucleare non potrà essere realizzato in assenza di una totale condivisione delle comunità territoriali coinvolte”;

rilevato inoltre che

le mappe relative a siti idonei alla localizzazione di centrali nucleari individuano in Emilia-Romagna una zona a nord di Fidenza tra il Taro e il Po, due aree a sud di Mantova e di Cremona lungo il Po, la zona costiera  tra Ferrara e Ravenna e la zona costiera meridionale fino a Rimini;

delibera

- di dichiarare il Comune di Fidenza contrario alla produzione di energia dal nucleare;
- di vietare su tutto il territorio comunale l’installazione di centrali nucleari e di siti di stoccaggio, anche temporanei, per i rifiuti e sottoprodotti radioattivi da esse derivanti, inclusi quelli delle centrali dismesse a seguito del referendum del 1987;
- di favorire le buone pratiche di risparmio ed efficienza energetica e la produzione da fonti rinnovabili;

chiede

al Presidente della Regione Emilia Romagna di confermare ufficialmente il proprio no all’installazione sul territorio regionale di centrali nucleari;

impegna

il Sindaco a trasmettere la delibera al Capo del Governo e al Presidente della Regione Emilia Romagna per opportuna conoscenza.

Il Gruppo Consiliare del Partito Democratico
segreteria@pdfidenza.it

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