giu 212010
 

Premesso

che
- il Governo Berlusconi ha appena varato una manovra finanziaria pari a  24,9 miliardi di euro.
- la manovra si fonda su tre direttrici principali: 8,5 miliardi sono stati recuperati da tagli agli enti locali, 10 miliardi da ipotetiche maggiori entrate derivanti dalla lotta all’evasione fiscale e la restante parte da tagli al trattamento economico e pensionistico dei dipendenti pubblici, da tagli di bilancio ai Ministeri e da tagli alla spesa sanitaria e farmaceutica.
- la manovra correttiva non è stata accompagnata da alcuna significativa misura per il sostegno della domanda e dell’offerta, non definisce alcun obiettivo strategico sulla ripresa economica e non prevede alcuna indicazione circa la strategia da seguire per favorire il recupero di capacità competitive del Paese sullo scenario internazionale.
- le regioni concorreranno alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica per un ammontare pari a 4,5 miliardi di euro; le regioni a statuto speciale per 1 miliardo di euro;  le province autonome di Trento e Bolzano per 0,5 miliardi di euro; le province per 500 milioni e i Comuni per 2,5 miliardi di euro.
- la manovra finanziaria è stata presentata con decreto legge senza l’approvazione della Decisione di finanza pubblica, né la condivisione con la Conferenza permanente per la finanza pubblica (Conferenza Unificata) delle linee guida per la ripartizione fra le amministrazioni degli obiettivi di bilancio: indebitamento netto, saldo di cassa, debito delle Pubbliche amministrazioni, entità del Patto di stabilità che è previsto essere diverso per ogni singolo ente in ragione della categoria di appartenenza e in coerenza con il contenuto del Patto di Convergenza.

Rilevato

che
- una manovra correttiva dei conti pubblici ci è richiesta al pari di altri paesi UE al fine di opporsi alla crisi mondiale dell’economia ma, nessuna indicazione sulle modalità della manovra stessa viene imposta, lasciando liberi i paesi di muoversi al meglio secondo le loro autonomie politiche.
-  sia l’Anci, sia le regioni hanno espresso una forte opposizione ai contenuti della manovra correttiva, segnalando la disponibilità a contribuire al risanamento dei conti pubblici, ma sulla base di diverse modalità di intervento e soprattutto per importi distribuiti in modo più opportuno.
- lo stesso presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, ha invitato il governo a cambiare questa finanziaria.
- il direttore centrale di Bankitalia Salvatore Rossi nel corso di un’audizione in Senato ha sottolineato che la manovra correttiva potrebbe non centrare l’obbiettivo di deficit al 2,7% del Pil nel 2012 per via del suo potenziale effetto recessivo sull’economia e delle stime di crescita ottimistiche formulate dal governo.

Constatato

che
- sulle regioni pesa il 50% della manovra e questo la rende iniqua e sproporzionata.
- dal lato dei tagli, più del 57% degli stessi sono rappresentati da riduzioni di trasferimenti a regioni ed enti locali. I trasferimenti statali a qualunque titolo spettanti alle regioni sono, pertanto, ridotti di 4 miliardi nel 2011 e di 4,5 miliardi di euro nel 2012. Analogamente, i trasferimenti per le province sono ridotti di 300 milioni nel 2011 e di 500 milioni nel 2012 e per i Comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti di 1.500 milioni nel 2011 e di 2.500 milioni nel 2012.
- appare del tutto evidente che lo sforzo richiesto alle Regioni e agli enti locali avrà un’incidenza sia sul livello dei servizi offerti alla cittadinanza, sia sulla pressione fiscale a carico dei rispettivi cittadini.
- i vincoli del nuovo Patto di stabilità avranno effetti anche sulla capacità di regioni ed enti locali di procedere al pagamento di quanto dovuto alle imprese e di effettuare nuova spesa in conto capitale, in vero già assai limitata, con ciò aggravando la già difficile situazione delle imprese ed, in particolare, di quelle che operano nel settore dei servizi e delle infrastrutture.
- i comuni con popolazione inferiore a 30.000 abitanti non possano più costituire società e soprattutto sono tenuti a mettere in liquidazione, o a cedere la partecipazione, di quelle già costituite a prescindere dal fatto che queste conseguano utili o siano necessarie allo svolgimento e alla gestione di attività per la collettività locale.  Ai comuni tra 30.000 e 50.000 abitanti è consentita la detenzione della partecipazione di una sola società e conseguentemente è prevista la dismissione delle eventuali altre partecipazioni.

Il Consiglio Comunale

- esprime preoccupazione per gli effetti che questa finanziaria avrà sulla possibilità del nostro Comune di erogare servizi indispensabili alle famiglie e alle imprese salvaguardando le necessità dei nostri concittadini;
- impegna l’Amministrazione a dare la massima divulgazione e pubblicità a questa delibera e a inviarne copia  ai Parlamentari locali di tutti gli schieramenti politici e alla Presidenza del Consiglio.

Davide Malvisi
dmalvisi@pdfidenza.it

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