dic 122014
 
questo non è amore

di Alessandra Narseti

Ho scelto oggi di portare una testimonianza di vita reale. Infatti, alcune giornaliste del corriere della sera, le autrici del blog al femminile la 27ettesima ora, sono andate a trovare e hanno ascoltato 20 donne vittime di maltrattamenti e da questa inchiesta hanno tratto un libro dal titolo “Questo non è amore”. Sono venti racconti, che partono da una domanda: perchè una donna, quasi sempre adulta e apparentemente libera, al primo spintone, al primo schiaffo o alle prime parole crudeli, non allontana da sè per sempre l’uomo che la sta minacciando?

In questo libro tutte le protagoniste dei racconti hanno nomi di fantasia, tranne una, la protagonista del racconto che vi voglio leggere, che ha fatto questa scelta coraggiosa in virtù del ruolo da lei ricoperto, si tratta di Ileana Zacchetti, al tempo dei fatti Assessore alle politiche sociali e alle pari opportunità del comune di opera, nel milanese, che è stata picchiata a sangue dal suo nuovo compagno.

Firenze, un pomeriggio d’autunno. Lui e lei camminano tra la folla dei turisti. Poi lui si blocca, scompare tra la folla in un attimo. «Che cosa sarà mai successo?». Poi eccolo di nuovo. «Tieni, è per te». Lei lo guarda incantata. «Non vorrai conservarlo chiuso questo regalo, spero!». La carta velina si apre. «È bellissimo! Non dovevi!” «Per te è il minimo. Tu ti meriti molto di più», si schermisce Lui guardandola negli occhi, mentre le infila all’anulare un anello tempestato di diamanti.
Lei si chiama Ileana Zacchetti, ha 52 anni ed è assessore alle Politiche sociali e alle Pari opportunità del Comune di Opera, nel milanese. Lui ha una professione di prestigio e un nome che qui non importa ricordare. Oggi quel pomeriggio di settembre di due anni fa pare lontano anni luce. A ottobre Ileana incontrerà di nuovo il suo Lui. In un’aula di tribunale. Le consigliere di parità della regione Lombardia si sono rese disponibili alla costituzione di parte civile. Prima udienza per un processo in cui si parlerà di maltrattamenti, violenze, lesioni aggravate. E di un dolore profondo.
Eppure quel giorno, a Firenze, Ileana in quell’anello aveva letto una promessa di felicità. 
“La mia è stata una vita complicata — racconta — Ora ho due figlie grandi. Da quando io e mio marito ci siamo lasciati, 13 anni fa, avevo pensato sempre e solo a loro. Ma di fronte a quell’anello, a quel corteggiamento, a quelle dozzine di rose che arrivavano in ufficio accolte dallo stupore delle mie collaboratrici, mi sono lasciata andare alla speranza di una felicità sognata da sempre.”
Ad Opera l’assessora è molto conosciuta e stimata. «Mi sono chiesta se non fosse il caso di fare finta di nulla e non denunciare. Ma me ne sarei vergognata — racconta oggi —. Chi può andare fino in fondo se non le persone che come me hanno un ruolo pubblico e credono in ciò che fanno? Lo devo alle donne e agli uomini che incontro ogni giorno».

E allora avanti con un racconto sempre più sofferto: «Già diverse volte lui aveva avuto nei miei confronti comportamenti violenti: spintoni, urla, offese. Anche solo un sorriso a chi si avvicinava per chiedermi un aiuto, un intervento a favore di una famiglia in difficoltà, poteva bastare perché si scatenasse l’inferno. Avrei dovuto ribellarmi subito; invece ho inghiottito lacrime e umiliazione. Poi, però, arrivavano di nuovo fiori, scuse, abbracci. E io tornavo a sperare». Questo fino a un tremendo pomeriggio di primavera dell’anno anno scorso. “Eravamo a casa sua, avevamo litigato per l’ennesima volta — continua Ileana -. Questa volta gli dissi: «Adesso basta, tra noi è finita». Pugni, schiaffi. Sono caduta a terra. Mi ha rimesso in piedi tirandomi su per i capelli. Ancora schiaffoni. Poi mi ha presa per il collo. Ha aperto la porta e mi ha gettata fuori, verso la balaustra del pianerottolo. Sono scesa come ho potuto. In quel momento tutto era confuso: i ricordi si mischiavano al dolore e all’umiliazione.”

Ora Ileana sta facendo il massimo per dotare il suo territorio di servizi adeguati per le donne decise a reagire ai maltrattamenti dei loro uomini. «Ho sperimentato sulla mia pelle-racconta- come i pronto soccorso, spesso non siano attrezzati per affrontare situazioni così delicate sul piano psicologico. L’informazione dei servizi e delle associazioni esistenti non sono sufficientemente supportate e conosciute dalle persone in difficoltà e bisognerebbe rafforzarne la rete sul territorio. Il lavoro da fare è tanto. E io- conclude Ileana-ho giurato alle mie figlie che andrò fino in fondo».

Ho scelto di riportare questa storia per diversi motivi; da questa storia, come anche dai dati, emerge come quello della violenza sulle donne sia un fenomeno che,pur essendo spesso ricondotto alle classi sociali più disagiate, percorre in maniera trasversale tutto il tessuto sociale.

Mi hanno, inoltre, colpito molto la determinazione e il senso di responsabilità di questa donna che ha usato il suo ruolo pubblico per essere da esempio alle donne che si trovavano e che si troveranno nella sua stessa situazione e che ha saputo trarre da questa sua esperienza negativa, una grande motivazione per contrastare in maniera concreta, lavorando sul suo territorio, il fenomeno della violenza contro le donne.

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