feb 132016
 
foiba

[di Davide Rastelli]

Con il “giorno del ricordo” si rammenta l’Esodo di 300.000 italiani dalle loro terre d’Istria, di Fiume e della Dalmazia avvenuto alla fine della seconda guerra mondiale.

Si commemora la scomparsa di migliaia di persone che negli anni drammatici a cavallo del 1945, sono state uccise a Trieste e nell’Istria controllata dai partigiani comunisti, jugoslavi di Tito. E, in parte, vennero gettate (molte ancora vive) dentro le voragini naturali disseminate sull’altipiano del Carso, le “foibe”.

Quanto alla difficoltà di ragionare sui morti effettivamente ritrovati, si consideri solo che nella famigerata foiba di Basovizza si è dovuto, macabramente, ragionare per “metri cubi di cadaveri” per avere un’idea dell’entità delle uccisioni avvenute in quel luogo.

Quanti furono? Forse 2.000, ma un conto esatto non si potrà mai fare. Fu detto, con brutale espressione, che a Basovizza c’erano 500 metri cubi di morti. Quattro per metro cubo.

Il Partito Democratico, ancor di più nel nord est, sente come un ineludibile impegno questa ricorrenza: «Sento con particolare intensità il dovere di essere presente a Basovizza a commemorare e onorare le vittime delle foibe, stando vicino anche fisicamente ai familiari e agli esuli, in un luogo tragicamente simbolico. La Regione – spiega – assolverà sempre a quanto prescritto dalla legge istitutiva del Giorno del Ricordo, essendo eticamente partecipe dei principi di giustizia che ne sono alla base». (Debora Serracchiani, 08.02.2016
- Il Piccolo di Trieste)
E tra le comunità della diaspora istriana c’è piena sintonia, tanto che, come ha ricordato Renzo Codarin per conto della Federazione degli esuli, anche la distribuzione delle varie corone di fiori sarà comune.

Tuttavia, proprio a partire da quell’area, ancora oggi si hanno tensioni e diverse sensibilità sul giorno del ricordo. A Cormons (UD), il Comune negli scorsi anni ha organizzato celebrazioni separate dalla Lega Nazionale Venezia Giulia Dalmazia: “A Cormons, negli scorsi anni la polemica era divampata a tratti anche furiosamente. Quest’anno, forse, le due parti saranno un po’ meno distanti: tutto dipenderà però dalle decisioni che saranno prese…”

È noto che subito dopo la sua istituzione: 2004, questa giornata ha suscitato tensioni. Forse perché, inizialmente, la si è voluta spesso usare come bilanciamento alle violenze del fascismo, da taluni. Mentre altri rigettavano sdegnati ogni minima comparazione. La tesi, in due parole, era: il fascismo è stato fermamente condannato dall’opinione pubblica italiana e dalla Storia, mentre i crimini del comunismo, seppur egualmente brutali, sono stati tollerati. L’approccio è erroneo perché si basa su una storia incompleta; vuole, se mai fosse possibile, orientare questa drammatica vicenda.

Il moto che ha animato i carnefici fu pura “vendetta nazionale”, certo rafforzata da un aspetto “razziale latente” e dalla ideologia politica contrapposta.
I 60 anni di oblio non hanno certo aiutato.

Fortunatamente oggi l’opinione pubblica è diventata più matura ed ha saputo approfondire il contesto e le ragioni storiche.

Contesto Storico e ragioni.
6 aprile 1941 – La Germania invade la Jugoslavia e dichiara guerra alla Grecia. L’aviazione tedesca bombarda Belgrado (operazione “Castigo”). Anche l’Italia dichiara guerra alla Jugoslavia.
11 aprile 1941 – La II armata italiana, comandata dal gen. Ambrosio, entra in Jugoslavia dalla frontiera giuliana.
3 maggio 1941 – L’Italia si annette la provincia di Lubiana.
15 maggio 1941 – Viene costituito, sotto il controllo italiano, il Regno di Croazia. Il Duca di Spoleto, Ajmone di Savoia – Aosta, è nominato re di Croazia con il nome di Tomislao II.
3 ottobre 1941 – Il Montenegro occupato diventa protettorato italiano

La nostra occupazione militare durò fino al settembre 1943, quando vi fu l’armistizio.
In questi 2 anni il nostro esercito e la polizia politica fascista, furono spietati nello stroncare ogni forma di reazione, del neo costituito esercito di liberazione nazionale di Tito.

Pochi conoscono i lager di Kraljevica, Lopud, Kupari, Korica, Brac, Hvar, Rab (isola di Arbe) costruiti dall’Italia in Jugoslavia. Furono creati campi in cui deportare la popolazione anche in Italia a Gonars (Udine), a Monigo (Treviso), a Renicci di Anghiari (Arezzo) e a Padova.

Per rendere l’idea: “Si ammazza troppo poco!”: questa è la nota messa dal generale Mario Robotti (XI corpo d’armata) a commento di un fonogramma inviatogli dal Capo di Stato Maggiore Galli nel 1942 con il resoconto di un rastrellamento in zona Travna Gora. (Provincia di Lubiana)

Per chi volesse approfondire le nostre gesta, la letteratura è decisamente fornita.
Commissioni d’inchiesta degli alleati, delle Nazioni Unite, testimonianze dall’una e dall’altra parte del Carso, raccolte in numerosi volumi. Cito anche il documentario “Fascist Legacy” della BBC. Giovanni Minoli volle mandarlo in onda nel 1989, in una puntata della trasmissione MIXER, gli fu proibito.

All’alba del 2016 speriamo finalmente di poter concordare nel dire che: la Storia è fondamentale conoscerla e raccontarla tutta; non solo quella che ci aggrada di più. Solo così il nostro senso di unità nazionale potrà crescere. Peraltro le ferite della Storia d’Italia, ancora da sanare, non si concludono nel 1947.

Se poi vorremo fare un gran passo, tipo pensare da europei, dovremo, presto o tardi, cercare di condividere la storia anche con chi, sull’altra parte del vecchio confine, ha tutto un altro scenario davanti.
Come risposta al 10 Febbraio italiano, la Slovenia ha immediatamente fissato il 15 settembre, per celebrare il “ricongiungimento del Litorale alla Madrepatria” e rammentare le persecuzioni subite dagli sloveni sotto il Regno d’Italia.

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