apr 272015
 
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Il discorso di Andrea Massari per il 70esimo anniversario della Liberazione d’Italia dal nazi fascismo.

Desidero abbracciare di cuore tutte le Associazioni Partigiane, Combattentistiche e i partigiani che oggi sono con noi in questa piazza che è, prima di tutto, la loro piazza. Perché loro 70 anni fa ce l’hanno regalata. Di nuovo in festa, di nuovo splendente, dopo più di 20 anni di paura, di lutti, di violenzeUn caloroso ringraziamento anche a Carlo Cantini, che è qui con noi per rappresentare Libera, l’associazione di Don Ciotti contro tutte le mafie, una delle realtà civili più impegnate sul grande fronte della Legalità.

Dicevo: 70 anni. Oggi sono esattamente trascorsi 70 anni da quando la violenza e la vergogna della dittatura sono state cacciate da Fidenza e dall’Italia. Un fatto enorme per la storia del nostro Paese, perché una generazione di ragazzi e ragazze, di persone comuni come oggi siamo noi fece la scelta più moderna e più difficile di sempre: spendersi, impegnarsi in prima persona fino al punto di mettersi davanti ai fucili di un nemico forte e sanguinario.

E lo fecero rischiando tutto, per riconquistare tutto quello che il fascismo ci aveva tolto: Libertà. Uguaglianza. Unità. Dignità. Qualcuno dice che la resistenza sia stata una scelta di coraggio. Io preferisco dire che è stata una scelta proprio di dignità. Bastava dire sì, bastava accettare il terrore e chinare il capo. Bastava ubbidire per salvare la pelle e le case, che tanto, prima o poi, i carri armati inglesi e americani sarebbero arrivati.

E invece no. A Fidenza come altrove la nostra gente si è ripresa l’Italia, dimostrando al mondo che la speranza può fare meglio delle pallottole e l’unità ci rende più forti di una cannonata. Ma questo non basta. Tutti insieme dobbiamo chiederci se l’Italia del 25 aprile 2015 è l’Italia che ci piace, se è il Paese libero e onesto che avevano immaginato i partigiani. Proviamo a chiederlo ai nostri ragazzi, a parlarne con le nostre famiglie. Proviamo a metterci in discussione perché quello di oggi non sia solo un bel corteo.

Se amiamo questa giornata, dobbiamo farlo senza paure perché la Resistenza non vivrà per sempre solo perché così scriviamo sui manifesti, ma vivrà se troveremo il modo di spiegarla a chi non c’era e di spiegare che non c’è nulla di più moderno, di più giovane e di più bello di un popolo che ama la sua libertà e che la sa difendere.

E’ vero: oggi siamo liberi. Possiamo dire quel che ci pare, studiare, informarci. Spostarci. Ma ci manca qualcosa. Qualcosa di enorme. Troppa parte della nostra Italia è inquinata dalle mafie, troppa gente ha paura di alzare la testa, troppa gente usa la scorciatoia della corruzione e degli affari sporchi per arrivare dove vuole. Troppi ragazzi non hanno un lavoro e se ce l’hanno è pagato poco e male. Vi prego di riflettere, guardiamoci intorno: abbiamo facebook, abbiamo internet, raggiungiamo in due ore le grandi città del mondo, ma nel 2015 dobbiamo ancora sconfiggere la mafia, ma è ritornato il mercato degli schiavi e bambini e famiglie annegano come mosche nel canale di Sicilia, ma siamo il paese dove 800 tra sindaci, assessori e consiglieri che non chinano la testa sono stati minacciati dai clan in un solo anno.

Ma siamo il Paese in cui un ragazzo su due non ha lavoro e si studia una vita per non avere certezze. Allora, oggi come 70 anni fa possiamo dire basta e cambiare. Ieri abbiamo combattuto fascisti e nazisti, abbiamo tolto bambini e famiglie dai campi di concentramento. Abbiamo scritto una Costituzione bellissima che protegge il diritto al lavoro. Oggi dobbiamo battere nemici che non sono in divisa ma che sappiamo come chiamare – mafiosi, corrotti, sfruttatori .

Siamo chiamati tutti ad un grandissimo impegno per un nuovo patto. Ognuno di noi può e deve fare qualche cosa. Nel nostro piccolo, nel nostro quotidiano. Non è più il momento di stare alla finestra. Non è più il momento di criticare e non fare nulla. Passiamo dalle parole ai fatti concreti che ognuno di noi può fare. I Sindaci come i cittadini. Gli studenti come i magistrati che sono in prima linea. Chi lavora con onestà come le migliaia di Forze dell’Ordine che servono lo Stato tra mille difficoltà.

Tutti insieme dobbiamo dire basta ai vizi italiani del non vedo, non sento, non parlo, specie se di mezzo ci sono i nostri interessi. Tutti insieme dobbiamo dire basta a quella zona grigia che un attimo dopo un arresto eccellente fa finta di niente, finge di non conoscere chi ha patrocinato e fiancheggiato fino ad un attimo prima. Tutti insieme possiamo dire basta ai salari da fame per tanti e agli stipendi stellari per pochi. Possiamo dire basta, cari ragazzi, ai soprusi grandi piccoli.
Anche nelle vostre classi, nelle vostre scuole. Ognuno è chiamato a fare resistenza nei luoghi in cui viviamo.

Se questa è la nostra Resistenza, però, dobbiamo farla insieme. Insieme, ad esempio, ai Comuni come Fidenza e a tutti gli altri che sono entrati nel grande network dei Comuni antimafia di Avviso Pubblico. Insieme a chi vuole di più per i nostri ragazzi.

Insieme è poi una parola bellissima e che ci dice tanto: non possiamo pretendere che la nostra sicurezza, il nostro diritto a vivere onestamente siano affidati ad un piccolo gruppo di eroi. Le avanguardie, i pionieri sono importanti, ma non possiamo lasciarli soli. Ce lo dice proprio la nostra storia. Fidenza non ha lasciato soli i nostri partigiani, la gente di Fidenza non lascerà soli Don Ciotti e tutti i servitori dello Stato, tutti i cittadini che ad ogni livello non abbassano la testa, che non si arrendono. Così, con l’impegno di ognuno di noi possiamo cambiare il nostro paese e renderlo migliore.

Oggi che la Liberazione compie 70 anni, vi chiedo un piccolo gesto: lasciamo partire da questa piazza un applauso, un applauso sincero, che suoni come un GRAZIE a tutti i resistenti. A quelli di ieri che ci hanno insegnato tutto, a quelli di oggi.

Avanti tutta. L’Italia ci sta aspettando. W il 25 aprile, w la Repubblica!
Grazie!

 

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