set 192016
 
rainieri lotta lega

di Andrea Massari, sindaco

Leggo dell’ira funesta del consigliere regionale Fabio Rainieri, politico di lungo corso che esattamente un anno fa accusò la mia Città, Fidenza, di essere un luogo in cui ci sono “infiltrazioni mafiose in vari settori dell’economia e della società; simili o uguali a quelli che ha svelato l’inchiesta Aemilia in tante altre realtà emiliane”.

In linea col pensiero di alcuni campioni nostrani che paragonarono Fidenza a Corleone, Rainieri offese la mia amata Città e tutti i cittadini e le imprese che qui ogni giorno vivono, studiano, lavorano tenendo sempre la schiena diritta.

Furono accuse violente e barbare, prive di ogni fondamento. Perché nelle intercettazioni telefoniche dell’inchiesta Aemilia non si parla del Sindaco Massari, dei cittadini e delle imprese di Fidenza. Si parla di nomi e situazioni su cui Rainieri e il suo staff troverebbero di che meditare.

Il consigliere regionale non ha mai chiesto scusa a Fidenza, preferendo attribuire la colpa di quelle parole alla gaffe del suo ufficio stampa. Come se fosse piacevole sapere che un politico di così alto livello non controlla cosa gli viene messo in bocca.

Mi fa piacere leggere stamane nella nota istituzionale che mi ha inviato Rainieri toni che sono ben più concilianti del roboante comunicato diffuso alla stampa, o apprendere di quello che Rainieri definisce essere il suo grande impegno contro le mafie.

Mi fa piacere perché l’iniziativa di un anno fa, che scatenò le sue ire, era proprio un percorso di formazione per cittadini, amministratori e dipendenti pubblici pensato per promuovere una robusta azione di prevenzione antimafia.

L’embrione di un progetto bellissimo che quest’anno andremo ad ampliare, con esperti e relatori che la mafia e il dolore di questa piaga li hanno combattuti sul serio.

Nel 2015 Rainieri mi accusò di “superficialità e toni trionfalistici” perché avevo “sbandierato le risorse ottenute dal Comune attraverso la Regione, (…) spese per fare incontri nelle scuole e con la pubblica amministrazione, per parlare delle infiltrazioni mafiose”.

Evidentemente Rainieri ha cambiato idea: la formazione antimafia dello scorso anno era una boutade inutile, la formazione antimafia di quest’anno è bellissima e Rainieri ci tiene tanto a partecipare. Bene, lo accoglieremo a braccia aperte ma confidiamo che quella sia l’occasione in cui il consigliere possa chiedere scusa a Fidenza per le sue precedenti parole, che per me erano un insulto a tutta la comunità fidentina.

Questo, come Sindaco, me lo aspetto. E visto che Rainieri scomoda il senso delle Istituzioni, vorrei dirgli che non vedo nulla di istituzionale nel dare il patentino di Città mafiosa ad una Comunità onesta e che ha fatto tantissimo in questi 2 anni per battere le mafie. Sono soldi veri, caro Rainieri, i 100.000 euro che abbiamo investito nel podere Millepioppi, confiscato alle mafie e oggi sede di un progetto di innovazione e di democrazia. Siamo orgogliosi, Rainieri, di aver portato Fidenza e la sua società nel grande network antimafia di Avviso Pubblico e di onorare quell’impegno proprio con le stesse iniziative di formazione e prevenzione che a qualcuno piacciono a giorni alterni. Siamo doppiamente orgogliosi, Rainieri, di aver promosso con Salsomaggiore, trovando l’adesione convinta degli altri Comuni, la costituzione della provincia di Parma come parte civile in seno al processo Aemilia.

Il 24 settembre partirà, quindi, un progetto cui sono invitate tutte le Istituzioni di Parma e della sua provincia, dal Prefetto che Rainieri ha più volte attaccato per l’emergenza profughi, ai Sindaci di tutti i colori e di tutte le coalizioni, passando per i parlamentari di Parma.

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mag 082016
 
alessia gruzza e franceschini rid

“Abbiamo appreso con estrema e dolorosa sorpresa delle dimissioni appena formalizzate dal Vicesindaco Alessia Gruzza. Primariamente sentiamo il dovere di ringraziare Alessia per il lavoro che ha svolto in questi 23 mesi, spendendosi con tutta l’Amministrazione al servizio di un progetto di Comunità votato all’innovazione e alla rilancio di Fidenza. Sorpresa accentuata dal fatto che fra pochi giorni si terrà la seconda edizione del Festival Of4, fortemente voluto da Alessia e per il quale tutto il Comune è impegnato in uno sprint organizzativo e finanziario notevole”.

Così il Sindaco Andrea Massari, la Giunta e il Gruppo consiliare di maggioranza commentano le dimissioni irrevocabili protocollate dal Vicesindaco Alessia Gruzza, stamane, dopo un colloquio con cui la numero due dell’esecutivo ha informato il Sindaco. Colloquio nel quale il Sindaco ha rinnovato la sua fiducia, chiedendo ad Alessia Gruzza di prendersi tutto il tempo necessario per riflettere prima di assumere alcuna decisione.

“Alessia ha protocollato le sue dimissioni legandole a “motivi personali” – prosegue la nota – delineando con un successivo intervento a mezzo stampa, però, uno scenario che la avrebbe vista vittima di pressioni politiche, minacce, atti diffamatori. In questo momento la parola che vogliamo utilizzare è quella della solidarietà ad Alessia e alla sua famiglia, accompagnata dal vivo auspicio che si possa chiarire quanto ha segnalato e che vede Sindaco, Giunta e Gruppo consiliare

A maggior ragione, a fronte di chi si è affrettato ad evidenziare l’incompatibilità tra le storie personali e politiche che compongono la nostra squadra, evidenziamo con ferma serenità che l’impegno amministrativo è fatto di collaborazione e mediazione tra sensibilità e posizioni che possono e devono essere differenti. Collaborazione e mediazione che sono alla base di questa esperienza e che continueranno ad esserlo, al servizio di un progetto di buon governo che prosegue, anche riallacciandosi ai contributi che Alessia ha innestato nei settori rilevanti che fin qui ha seguito. Progetto per cui Alessia troverà sempre la porta aperta”.

apr 252016
 
resistenza

Grazie ad ognuna e ad ognuno di voi per aver scelto di abbracciare questa festa con la vostra presenza. Grazie perché essendo qua avete fatto una scelta forte di impegno civile ed è la scelta più bella per questa grande Festa popolare.

Popolare perché la Liberazione dalla dittatura è nata dalla più incredibile ed avvincente azione collettiva e solidale che questo nostro strano Paese abbia mai realizzato.

Collettiva e popolare, sì. Insieme siamo caduti nella sofferenza portata dal fascismo, insieme abbiamo resistito e ce ne siamo liberati, rialzando la testa, riconquistando il diritto di poterci chiamare democrazia e ricostruendo un Paese che era stato devastato, moralmente e materialmente. Pensiamo alle foto di Fidenza di quel periodo, alle lamiere contorte lungo lo scalo ferroviario, al centro violentato dalle bombe, pensiamo alle famiglie in lacrime e pensiamo a come è Fidenza oggi.

Libera e accogliente. In tutta la storia d’Italia non esiste una dichiarazione d’amore per la libertà e l’uguaglianza più forte di questa. La storia scritta con l’inchiostro della vita da quei ragazzi e da quelle ragazze che 71 anni fa misero un grande “noi” davanti all’egoismo, alla paura e agli interessi personali che erano stati l’anima del fascismo e del suo despota.

Per questo, chiedo a voi tutti un grande gesto d’affetto, facciamo arrivare un applauso dal profondo del cuore a quei ragazzi e a quelle ragazze, a quelli che sono qua e a quelli torturati, uccisi, deportati che non hanno potuto vedere la nascita della Repubblica per cui hanno dato la vita. Facciamo sentire la voce di Fidenza!

Facciamo sentire sempre più forte da oggi che la Repubblica che vogliamo:

● non è quella dei mafiosi che fanno propaganda sulla Tv di Stato
● non è quella di due generazioni cui si sta dicendo che devono rassegnarsi a lavorare fino a 75 anni senza avere nulla in cambio
● quella dei populisti di tutte le risme, fuori e dentro dai partiti, che vendono la balla del sono tutti uguali, puntando tutto sull’ignoranza.

Proprio perché non siamo tutti uguali, la Repubblica che vogliamo non può accettare lo sciacallaggio civico e politico che non si ferma davanti a niente e a nessuno o il cinismo di un’Europa che preferisce pagare la Turchia per non vedere chi scappa dalla guerra. La Repubblica è una cosa seria e troppo bella e per questo ha bisogno di noi. Noi che in questi lunghi anni ci siamo adagiati, ci siamo fermati, abbiamo dato per scontato che scuola e sanità pubbliche fossero per sempre. Noi che ci siamo ricordati del 25 aprile perché era un ponte buono per andare al mare.

Ripartiamo dalle due parole che la Resistenza ci ha insegnato: coraggio e solidarietà. Ci vuole coraggio per non chinare il capo davanti a nessuno, il coraggio di ammettere che dopo tanti sbagli dobbiamo ricominciare a lottare per quel grande diritto ancora tutto da scrivere che si chiama futuro.

Ieri avevamo i tedeschi e i fascisti che ci volevano servi, oggi fronteggiamo l’invasione silenziosa del 2% della popolazione che è più ricca del restante 98% di noi cittadini. Più ricca e ci offende e imbroglia coi paradisi fiscali a Panama, mentre ci chiede di rinunciare a diritti che costano troppo. Ai nuovi invasori noi rispondiamo con l’arma della solidarietà. La solidarietà che non ha prezzo e che trasforma ogni euro investito per innovare, modernizzare e migliorare in una dichiarazione di Resistenza.

C’è bisogno del contributo di tutti in questo cammino, ognuno per le sue competenze e possibilità. A maggior ragione qui a Fidenza, dove non ci siamo mai fermati ad aspettare che passasse qualcuno a Fidenza resiste e cambia quando lotta per essere la prima in Italia a bonificare e restituire ai cittadini una delle 30 aree più inquinate del Fidenza resiste e cambia perché è città in prima linea nella lotta alle mafie e ha scritto nuove regole per le gare d’appalto che anche il Parlamento e il Governo hanno fatto proprie.

Fidenza resiste e cambia quando sa costruire nuove imprese e nuovi posti di lavoro, mettendo sul tavolo investimenti pubblici che stanno dando la scossa necessaria dopo la crisi. I dati ce lo dicono, non le Fidenza resiste e cambia perché i suoi cittadini – tutti voi – rispettano l’ambiente a tal punto da conquistare un premio da 300.000 euro che andrà tutto in taglio della tassa rifiuti.

Fidenza resiste e cambia non perché oggi lo dice il Sindaco in piazza, ma perché alle spalle abbiamo una storia grande e la volontà di fare insieme cose altrettanto importanti al servizio di tutti, non di una parte. Una storia che abbiamo celebrato dedicando ai grandi protagonisti della Resistenza al nazifascismo e della lotta contro il terrore le nuove vie della nostra Città: il partigiano fidentino Pietro Rigoni, Italo Calvino, Beppe Fenoglio, Giorgio Perlasca, Alan Turing, Nilde Iotti, Norberto Bobbio, Vittorio Bachelet, Altiero Spinelli e molti altri. Fidenza resiste perché come tantissime altre comunità vuole un’Italia su basi nuove, con la stessa fame di democrazia che nel 1946 ci vide affollare i seggi elettorali finalmente aperti a tutti, portando al voto per la prima volta le donne, protagoniste della prima di tante vittorie per Fidenza resiste perché sta dalla parte dei più deboli e degli oppressi, sempre. In Colombia coi nostri concittadini onorari di San Josè Apartado, in Kurdistan con le comunità di Kobane e Silvan cui ci lega un patto d’amicizia, a Parigi e in Bruxelles, uniti contro il nuovo terrore. Con la famiglia di Giulio Regeni, che ricordiamo con questo grande striscione alle mie spalle, perché non cessi la ricerca della verità.

lug 172015
 
asili fidenza

La tutela e la valorizzazione degli asili nido fidentini è un obiettivo strategico per l’amministrazione comunale. Nonostante il calo degli iscritti, il Comune di Fidenza insieme alle organizzazioni sindacali (CGIL e CISL) ha creato “uno strumento innovativo” – così è stato definito dalle organizzazioni sindacali – che permette due grandi obiettivi: il mantenimento di tutte le sezioni esistenti e dei dipendenti pubblici già operativi, guardando anche al flusso delle iscrizioni attese per il prossimo marzo. Iscrizioni che saranno valutate con un tavolo congiunto tra Amministrazione e parti sociali.

Con il nuovo bando per l’affidamento dei servizi educativi dei nidi d’infanzia Fidenza punta sulla qualità dei servizi e tutela l’occupazione, lanciando un nuovo modello sperimentale di integrazione del lavoro pubblico e di quello privato nell’interesse dei bambini, delle famiglie e degli educatori: in controtendenza con quanto accade in tante altre città, nonostante il calo delle iscrizioni, si confermano tutte le sezioni e tutti i servizi.

“Sono tre gli elementi principali di questa sperimentazione: migliorare ancora la qualità di un servizio pubblico di standard già elevato, garantire l’occupazione accrescendo allo stesso tempo la qualità del lavoro del personale; la creazione di un fondo per il Welfare, che sarà il primo in regione. Per raggiungere questi obiettivi, il Comune di Fidenza ha siglato un accordo con le organizzazioni sindacali”, ha spiegato oggi il sindaco Andrea Massari nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’accordo. Attualmente il Comune di Fidenza ha una gestione mista pubblico-privato dei servizi educativi 0-3 anni: l’asilo nido “L’Aquilone” ha tre sezioni a gestione diretta e una sezione in appalto, l’asilo nido “Albero Magico” è in appalto a gestore privato, l’asilo nido “Girotondo” è in project financing fino al 2019, il nido estivo è in appalto a gestore privato così come il servizio di prolungamento orario.

“Il nuovo bando è stata una sfida con la quale abbiamo voluto tutelare l’occupazione e garantire, se non migliorare, la qualità del servizio. Abbiamo pensato un bando triennale per garantire una progettualità educativa”, ha spiegato il vicesindaco con delega alla scuola, Alessia Gruzza. Da 173 richieste di accesso al nido nell’anno 2012-2013, si è infatti passati a 99 richieste per l’anno 2015-2016. Questo dato è dovuto principalmente al calo di occupazione, in particolare femminile, generato dalla crisi economica e solo parzialmente alla diminuzione delle nascite nel Comune, ma è comunque un trend in crescita del quale si deve necessariamente tenere conto. “Abbiamo deciso di puntare ancora sulla qualità del servizio e l’accordo sindacale ci permette di confermare tutti i contratti di lavoro in essere. Nel bando abbiamo inserito delle clausole che favoriscono l’impresa che si impegna a incentivare economicamente il personale impegnato nei servizi educativi”, ha spiegato Alessia Gruzza.

“Punto forte e innovativo dell’accordo è la creazione di un Fondo per il Welfare pubblico territoriale, che sarà il primo in regione, per il quale sarà convocato un tavolo specifico”, ha ricordato Paolo D’Agostino di CGIL. “Ciò permetterà di innovare i metodi di finanziamento per garantire accessi al servizio a prezzi calmierati”, ha spiegato Alberto Canepari di Cisl.

E’ un accordo importante che tocca tre pilastri: è una contrattazione inclusiva che mira a diminuire le differenze tra lavoratori pubblici e privati. E’ una contrattazione d’anticipo perché vuole disciplinare le assunzioni in fase d’appalto e non in un secondo tempo. E’ una contrattazione sociale perché prova ad affrontare il servizio a 360° con la creazione di un Fondo Welfare per abbattere i costi, ampliando e garantendo l’accesso. L’accordo è frutto di un approccio non ideologico di tutte le parti”, ha sottolineato Paolo D’Agostino di CGIL.

Altri aspetti importanti dell’accordo sono le proroghe dei contratti di lavoro e il mantenere un tavolo di confronto aperto. Il bando ha aumentato il monteore richiesto in modo da garantire il tempo pieno ai lavoratori e favorisce la qualità del servizio e del lavoro abbandonando il criterio dell’offerta più economicamente vantaggiosa. E’ un accordo che mira ad abbattere il gap tra pubblico e privato”, ha concluso Alberto Canepari di Cisl.

apr 272015
 
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Il discorso di Andrea Massari per il 70esimo anniversario della Liberazione d’Italia dal nazi fascismo.

Desidero abbracciare di cuore tutte le Associazioni Partigiane, Combattentistiche e i partigiani che oggi sono con noi in questa piazza che è, prima di tutto, la loro piazza. Perché loro 70 anni fa ce l’hanno regalata. Di nuovo in festa, di nuovo splendente, dopo più di 20 anni di paura, di lutti, di violenzeUn caloroso ringraziamento anche a Carlo Cantini, che è qui con noi per rappresentare Libera, l’associazione di Don Ciotti contro tutte le mafie, una delle realtà civili più impegnate sul grande fronte della Legalità.

Dicevo: 70 anni. Oggi sono esattamente trascorsi 70 anni da quando la violenza e la vergogna della dittatura sono state cacciate da Fidenza e dall’Italia. Un fatto enorme per la storia del nostro Paese, perché una generazione di ragazzi e ragazze, di persone comuni come oggi siamo noi fece la scelta più moderna e più difficile di sempre: spendersi, impegnarsi in prima persona fino al punto di mettersi davanti ai fucili di un nemico forte e sanguinario.

E lo fecero rischiando tutto, per riconquistare tutto quello che il fascismo ci aveva tolto: Libertà. Uguaglianza. Unità. Dignità. Qualcuno dice che la resistenza sia stata una scelta di coraggio. Io preferisco dire che è stata una scelta proprio di dignità. Bastava dire sì, bastava accettare il terrore e chinare il capo. Bastava ubbidire per salvare la pelle e le case, che tanto, prima o poi, i carri armati inglesi e americani sarebbero arrivati.

E invece no. A Fidenza come altrove la nostra gente si è ripresa l’Italia, dimostrando al mondo che la speranza può fare meglio delle pallottole e l’unità ci rende più forti di una cannonata. Ma questo non basta. Tutti insieme dobbiamo chiederci se l’Italia del 25 aprile 2015 è l’Italia che ci piace, se è il Paese libero e onesto che avevano immaginato i partigiani. Proviamo a chiederlo ai nostri ragazzi, a parlarne con le nostre famiglie. Proviamo a metterci in discussione perché quello di oggi non sia solo un bel corteo.

Se amiamo questa giornata, dobbiamo farlo senza paure perché la Resistenza non vivrà per sempre solo perché così scriviamo sui manifesti, ma vivrà se troveremo il modo di spiegarla a chi non c’era e di spiegare che non c’è nulla di più moderno, di più giovane e di più bello di un popolo che ama la sua libertà e che la sa difendere.

E’ vero: oggi siamo liberi. Possiamo dire quel che ci pare, studiare, informarci. Spostarci. Ma ci manca qualcosa. Qualcosa di enorme. Troppa parte della nostra Italia è inquinata dalle mafie, troppa gente ha paura di alzare la testa, troppa gente usa la scorciatoia della corruzione e degli affari sporchi per arrivare dove vuole. Troppi ragazzi non hanno un lavoro e se ce l’hanno è pagato poco e male. Vi prego di riflettere, guardiamoci intorno: abbiamo facebook, abbiamo internet, raggiungiamo in due ore le grandi città del mondo, ma nel 2015 dobbiamo ancora sconfiggere la mafia, ma è ritornato il mercato degli schiavi e bambini e famiglie annegano come mosche nel canale di Sicilia, ma siamo il paese dove 800 tra sindaci, assessori e consiglieri che non chinano la testa sono stati minacciati dai clan in un solo anno.

Ma siamo il Paese in cui un ragazzo su due non ha lavoro e si studia una vita per non avere certezze. Allora, oggi come 70 anni fa possiamo dire basta e cambiare. Ieri abbiamo combattuto fascisti e nazisti, abbiamo tolto bambini e famiglie dai campi di concentramento. Abbiamo scritto una Costituzione bellissima che protegge il diritto al lavoro. Oggi dobbiamo battere nemici che non sono in divisa ma che sappiamo come chiamare – mafiosi, corrotti, sfruttatori .

Siamo chiamati tutti ad un grandissimo impegno per un nuovo patto. Ognuno di noi può e deve fare qualche cosa. Nel nostro piccolo, nel nostro quotidiano. Non è più il momento di stare alla finestra. Non è più il momento di criticare e non fare nulla. Passiamo dalle parole ai fatti concreti che ognuno di noi può fare. I Sindaci come i cittadini. Gli studenti come i magistrati che sono in prima linea. Chi lavora con onestà come le migliaia di Forze dell’Ordine che servono lo Stato tra mille difficoltà.

Tutti insieme dobbiamo dire basta ai vizi italiani del non vedo, non sento, non parlo, specie se di mezzo ci sono i nostri interessi. Tutti insieme dobbiamo dire basta a quella zona grigia che un attimo dopo un arresto eccellente fa finta di niente, finge di non conoscere chi ha patrocinato e fiancheggiato fino ad un attimo prima. Tutti insieme possiamo dire basta ai salari da fame per tanti e agli stipendi stellari per pochi. Possiamo dire basta, cari ragazzi, ai soprusi grandi piccoli.
Anche nelle vostre classi, nelle vostre scuole. Ognuno è chiamato a fare resistenza nei luoghi in cui viviamo.

Se questa è la nostra Resistenza, però, dobbiamo farla insieme. Insieme, ad esempio, ai Comuni come Fidenza e a tutti gli altri che sono entrati nel grande network dei Comuni antimafia di Avviso Pubblico. Insieme a chi vuole di più per i nostri ragazzi.

Insieme è poi una parola bellissima e che ci dice tanto: non possiamo pretendere che la nostra sicurezza, il nostro diritto a vivere onestamente siano affidati ad un piccolo gruppo di eroi. Le avanguardie, i pionieri sono importanti, ma non possiamo lasciarli soli. Ce lo dice proprio la nostra storia. Fidenza non ha lasciato soli i nostri partigiani, la gente di Fidenza non lascerà soli Don Ciotti e tutti i servitori dello Stato, tutti i cittadini che ad ogni livello non abbassano la testa, che non si arrendono. Così, con l’impegno di ognuno di noi possiamo cambiare il nostro paese e renderlo migliore.

Oggi che la Liberazione compie 70 anni, vi chiedo un piccolo gesto: lasciamo partire da questa piazza un applauso, un applauso sincero, che suoni come un GRAZIE a tutti i resistenti. A quelli di ieri che ci hanno insegnato tutto, a quelli di oggi.

Avanti tutta. L’Italia ci sta aspettando. W il 25 aprile, w la Repubblica!
Grazie!

 

mar 022015
 
expo-express

Fidenza è una grande porta per l’Expo su un territorio, quello delle Terre Verdiane, in cui si producono alcune delle perle del made in Italy agroalimentare, dal Parmigiano-Reggiano al Culatello. Un ruolo che ci è stato riconosciuto dalla Regione Emilia-Romagna anche col nuovo servizio ferroviario che aumenterà le corse fidentine da e per Milano”.

E’ il commento del sindaco di Fidenza, Andrea Massari sul progetto da 870.000 euro che la Regione ha varato per tutta la durata dell’Expo, dal 1° maggio al 31 ottobre, mettendo a disposizione locomotori nuovi di zecca.

Fidenza potrà connettersi con Milano con 5 fermate extra rispetto a quelle programmate sul normale orario ferroviario – spiega Massari -.

Tre treni in andata (8.31, 14.29 E 18.29) e due di ritorno (13.28, 17.28) renderanno ancora più facile per cittadini e imprese raggiungere Milano – continua il Sindaco -: chi vorrà vivere gli eventi Expo potrà farlo senza la preoccupazione di doversi incastrare con gli orari dei mezzi pubblici, sapendo che tra nuove corse e quelle che sono già parte dell’orario 2015 sarà davvero a portata di mano il viaggio anche nella fascia tardo serale/notturna. Un fatto estremamente positivo perché tanta parte del successo di Expo si giocherà sulla facilità degli spostamenti per raggiungere gli eventi in programma nel corso dell’esposizione mondiale. Con le corse extra che sono state attivate, Fidenza conferma il suo ruolo di realtà che sa parlare di progetti concreti con tutti i livelli delle istituzioni e che vuole dare forza ad opportunità di crescita per tutta l’area vasta. Per questo, desidero ringraziare il presidente Stefano Bonaccini e l’assessore Raffaele Donini”.

feb 072015
 
neve enel blackout

“Il Comune di Fidenza estende l’attività di soccorso organizzata per la scorsa notte, garantendo il trasferimento delle persone in difficoltà in albergo per tutto il tempo necessario fino al ripristino dell’energia elettrica. La notte scorsa circa 600 utenze di Fidenza sono rimaste senza corrente elettrica. Enel continua a lavorare per riportare l’energia dopo 30 ore di black out che ha colpito 9.000 utenze in tutta la provincia di Parma, 20.000 nel reggiano e via crescendo fino al bolognese. Enel confida di ripristinare tutto entro sera, almeno nella grande maggioranza delle zone interessate dalla mancanza di energia”.

Lo rende noto il sindaco di Fidenza, Andrea Massari, chiedendo anche oggi ai media e ai cittadini – utilizzando la comunicazione istituzionale e la sua pagina facebook – di diffondere la notizia affinché siano segnalati casi rimasti isolati e in stato di bisogno (famiglie, bambini, anziani, malati, disabili, ecc.) a causa del black out che è perdurato per buona parte del giorno e per tutta la notte in alcune frazioni di Fidenza e in tutta la fascia collinare.

Per attivare i soccorsi e il trasferimento in albergo, il primo cittadino invita a contattare la centrale operativa della Polizia Municipale (0524.205011) oppure il numero verde 800.451 451.

All’appello lanciato ieri sera dal Sindaco per mappare i casi più critici o le zone sparse ancora al buio, hanno risposto tantissimi fidentini, anche sui social con commenti e condivisioni, che hanno favorito la diffusione dei numeri da chiamare in caso di necessità.

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di Andrea Massari, Sindaco

In questa sala consiliare, in questa seduta straordinaria e monotematica di una libera Assemblea democratica, sento l’emozione di essere riuniti esattamente 70 anni dopo l’ingresso dei soldati dell’Armata Rossa nel campo di Auschwitz. 70 anni in cui il mondo libero ha dovuto confrontarsi con l’Orrore e le sue cause e imparare ad attribuire un significato vero alla parola “memoria”.

Una memoria da custodire anche nel nostro territorio e nella nostra provincia, perché nel nostro territorio e nella nostra provincia gli ebrei e i dissidenti anti fascisti hanno subito le stesse malversazioni, le stesse crudeltà viste in tutto il Paese.

Con la promulgazione delle leggi razziali anche gli ebrei di Parma furono allontanati dalle scuole pubbliche, dalle università, dagli impieghi statali, dagli incarichi politici; fu loro vietato di esercitare ogni libera professione, di possedere beni mobili e immobili, di assumere domestici “ariani”.

Scrive l’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Parma:  “Il “Corriere Emiliano”, in un articolo del 13 ottobre, dava notizia dell’espulsione dall’Università di Parma di quattro professori ebrei. Alcuni studenti furono costretti a trasferirsi alla scuola ebraica di Milano. Cinque giorni dopo l’entrata in guerra dell’Italia, il Ministero dell’Interno disponeva il rastrellamento degli ebrei stranieri, ordinandone l’internamento in campi di concentramento o il confino in numerose località italiane.
La deportazione dai territori occupati colpì intere famiglie di ebrei polacchi, ungheresi, olandesi, austriaci, tedeschi, serbi e croati che, fuggiti dai luoghi controllati dai nazisti o dagli ustascia, avevano cercato rifugio nelle zone italiane. Un numero imprecisato di loro venne confinato anche in una ventina di comuni del Parmense, dove la popolazione locale fu generalmente ospitale nei loro confronti. Con l’occupazione tedesca e la costituzione della Repubblica sociale italiana anche gli israeliti di nazionalità italiana dovevano essere inviati in campi di concentramento e tutti i loro beni confiscati a favore della Rsi. Con l’ordinanza di polizia del 3 dicembre 1943, il capo della Provincia di Parma disponeva che la Cassa di Risparmio si occupasse del ritiro e della gestione del denaro e dei valori degli israeliti locali sotto il controllo dell’Intendenza di Finanza cittadina. Intanto, per l’internamento degli ebrei venivano utilizzati i seguenti campi: il castello di Scipione (Salsomaggiore Terme); il campo ubicato nel castello di Montechiarugolo; gli albergo “Terme” a Monticelli Terme”.

Studi che ho voluto condividere con voi, perché spiegano bene come il mondo in guerra conobbe, anche nei suoi angoli più remoti, l’Orrore pianificato, perfezionato e portato avanti con meticolosità da persone “terribilmente normali”, come ha scritto Hanna Arendt nel suo celebre libro, “La banalità del male”.

L’Olocausto, la strage degli innocenti catturati, deportati e ammazzati per la loro religione, la loro etnia, le loro preferenze sessuali, il loro credo anti nazista e anti fascista, per il loro rifiuto di continuare a servire sotto le armi dei dittatori – come ha raccontato magistralmente anche il nostro Giovannino Guareschi –, non è stato solo affare di gruppi dirigenti su cui scaricare comodamente le responsabilità, ma un fenomeno degenerato cui molti hanno assistito impotenti, molti altri hanno reagito a costo della loro vita ma su cui troppi hanno garantito per anni un silenzio funzionale.

Archetipo perfetto di questa storia è la figura – “terribilmente normale” e “banale”– di Adolf Eichmann, l’organizzatore metodico e razionale dello sterminio e della sua logistica, perfezionista che ha seguito la programmazione dei rastrellamenti e della consegna dei prigionieri direttamente sulle soglie dei cancelli che motteggiavano sul “lavoro che rende liberi”. Processato in Israele rispose come tanti altri prima di lui davanti al Tribunale Alleato di Norimberga: “Tutti ordinavano ed io eseguivo, ecco la mia colpa, eseguivo gli ordini come un vero soldato”.

Una frase che è il manifesto ideologico di quel sonno della ragione che ha devastato l’Europa nel corso del grande conflitto mondiale, iniziato ai primi del ’900 e di fatto risoltosi solo nel 1945.

Un sonno dal quale il mondo si riprese bruscamente alla fine del conflitto, sgomento. Come sgomenti e increduli erano i i volti dei cittadini tedeschi di Weimar, costretti dalle truppe americane a sfilare dentro al campo di concentramento di Buchenwald. Il campo dove, peraltro, si sperimentavano cure ormonali per l’omosessualità.

Fatti, storie, che ho voluto citare perché abbiamo il dovere di chiederci cosa lascia questa lunga sequenza di documenti, di cultura storica, di immagini. Quanto ci ha resi cittadini consapevoli conoscere e studiare l’Olocausto?
Lo chiedo perché il progressivo venir meno dei testimoni diretti di quel dramma mondiale ci pone, ancor più espressamente, di fronte all’obbligo di agire per liberare la memoria dalla plaude della ritualità, dell’atto dovuto. Della formalità.
Per difendere la “memoria”, anche, perché a 70 anni di distanza le vergogne revisioniste non sono venute meno. Anzi. Con sempre maggiore facilità si può leggere chi ritiene “presunte e pretese” le 6 milioni di vite stroncate nel nome della purezza della razza.

Lo hanno detto e scritto in tanti e io ci credo: possiamo affrontare e vincere la sfida della memoria chiedendoci non “cosa avrei fatto 70 anni fa, se fossi stato catturato perché ebreo o zingaro o omosessuale, o oppositore di Hitler e Mussolini”; dobbiamo chiederci, insieme alle nuove generazioni, soprattutto a loro, “cosa farei adesso”.

Adesso, sì. Perché nulla è più attuale della storia: il mondo ha vissuto l’Olocausto ma è passato negli stessi anni attraverso le foibe, la pulizia etnica durante la guerra nell’ex Jugoslavia; conosce la persecuzione dei cristiani, conosce l’efferatezza dei fondamentalismi, la proliferazione della corsa nucleare, la velocità con cui l’intolleranza e l’odio possono arrivare alla massima potenza, cioè alla follia omicida, scatenata il più delle volte contro minoranze inermi. Contro le donne, oggi come 70 anni fa.

Il mondo libero non può permettersi il lusso dell’inazione di fronte a quanto sta accadendo. Dialogo, mutuo soccorso per uno sviluppo solidale che non ricalchi i peggiori errori della nostra epoca, dovrebbero essere elementi condivisi in seno alla comunità internazionale, non solo parole, parole, parole. Ad esempio, non può essere un problema solo italiano la gestione dei flussi migratori che l’Europa non si decide ad affrontare con misure strutturali. Non può essere solo un problema turco la recrudescenza islamista conservatrice che peggiora ulteriormente la svolta democratica in un Paese chiave nei rapporti tra Est e Ovest. Così come non può essere solo un problema ucraino il rapporto con la Russia che ha rispolverato le sue pretese panegemoni in tutto l’Est europeo.

Ognuno di noi ha una responsabilità enorme, che è quella di dare concretezza a quel “je suis Charlie” che tutto il mondo ha esibito come un riscatto dopo il massacro di Parigi e che tutti siamo impegnati perché possa essere una ripartenza. La ripartenza dei diritti fondamentali e della necessità di saldare il nostro stare insieme su presupposti diversi, nei quali possano riconoscersi i popoli, non solo i governi e i gruppi dirigenti.

Per questo, chiudendo, lasciatemi leggervi questa frase, con l’auspicio che possa essere patrimonio collettivo di questo consiglio:

“Che la lezione di quegli episodi è semplice e alla portata di tutti. Sul piano politico, essi insegnano che sotto il terrore la maggioranza si sottomette, ma qualcuno no, così come la soluzione finale insegna che certe cose potevano accadere in quasi tutti i paesi, ma non accaddero in tutti. Sul piano umano, insegnano che se una cosa si può ragionevolmente pretendere, questa è che sul nostro pianeta resti un posto ove sia possibile l’umana convivenza”.

dic 232014
 
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dalla traccia del discorso per gli Auguri di Natale del 22 dicembre 2014

I LAVORATORI DEL COMUNE PROTAGONISTI DEL CAMBIAMENTO
Un ringraziamento particolare lo rivolgo a TUTTE le lavoratrici e a TUTTI i lavoratori del Comune, che non amo definire dipendenti, parola che mi restituisce un senso di subalternità e di distanza. Credo che subalternità e distanza debbano, invece, essere due parole da cancellare dal nostro vocabolario: tutte e tutti voi siete la risorsa più preziosa, con la quale, dopo anni di navigazione a vista, ci stiamo rapportando senza diktat ma solo e soltanto col dialogo, per realizzare una crescita importante. Come vi ho scritto nella lettera che avete ricevuto qualche giorno fa, non esiste riforma o grande conquista di un Comune che possa essere definita tale solo per merito del Sindaco e dell’Amministrazione.

Ogni risultato positivo che costruiamo per Fidenza, ogni traguardo che fa avanzare la comunità e la rende coesa, lo facciamo dando INSIEME forma e sostanza alle idee. Insieme ai cittadini e alle imprese, insieme alle associazioni di categoria e del volontariato, insieme a voi, che siete parte della comunità fidentina.

In questi primi 180 giorni abbiamo conquistato insieme per Fidenza grandi risultati sotto gli occhi di tutti: lo stanziamento di 4 milioni da parte dello Stato per la conclusione delle bonifiche, il risanamento dei conti comunali dove abbiamo trovato quasi mezzo milione di euro di spese già fatte e non finanziate, il ritorno su larga scala di interventi per riportare Fidenza ad essere una città pulita, sicura e ordinata, con investimenti che non si vedevano da 5 anni. In un concetto: bentornate opere pubbliche e manutenzione. Abbiamo messo rapidamente in condizione un’importante realtà di poter investire a Fidenza, rendendoci il polo cinematografico alternativo a Parma, riferimento anche per il piacentino. Un progetto che inizia a mostrare come è stata riconvertita al servizio della comunità l’immensa area delle bonifiche e delle zone limitrofe.

RIDUZIONE DELLE TASSE (COSAP, IMU SECONDA CASA, ecc.)
Vorrei dirlo anche ai cittadini e alle autorità qui presenti, abbiamo lavorato tanto per affermare questo gioco di squadra. E lo abbiamo fatto costruendo da un lato le basi per un Comune più rapido, più snello, meno costoso, riducendo il gruppo dirigente a 2 unità – a cominciare dalla soppressione in pianta organica del direttore Generale, costosa figura da oltre 100.000 euro all’anno che pure il Testo Unico aveva bandito già nel 2009 – e chiamando tutte le posizioni intermedie a ritornare, finalmente, protagoniste del Comune nuovo che si aspettano cittadini e imprese.

Dall’altro lato abbiamo risolto problemi enormi che si erano accumulati nel tempo. Primo fra tutti una inaccettabile incertezza sul diritto del salario accessorio che ha colpito voi e le vostre famiglie. Dal momento che i vertici amministrativi dell’Ente (Direttore Generale e Segretario Generale) avevano già viste liquidate con estrema puntualità le loro spettanze per i mandati di riferimento, questa Amministrazione ha pagato il conto lasciato sul tavolo da altri, versando lo scorso novembre la produttività 2013 ed entro febbraio salderà quella relativa all’anno 2012, sul quale, come sapete e come è stato scritto anche dalle Organizzazioni sindacali, sussistevano criticità rilevanti, cui ci siamo fatti carico di dare risposta, per non lasciare indietro nessuno.

CHI HA PAURA DEL CAMBIAMENTO?
Questa è solo una delle tante situazioni sospese cui abbiamo messo la parola fine e che oggi, trascorsi i primi 180 giorni di lavoro, credo sia giusto rendicontare insieme ad alcuni degli obiettivi che abbiamo per l’anno nuovo alle porte. Fidenza ha ripreso a correre, Fidenza ha ripreso il dialogo non semplice con tutti i comuni della Bassa intorno ad un progetto condiviso di sviluppo. Fidenza ha dimostrato di avere un progetto di forte innovazione per questo territorio. Lo abbiamo visto alle elezioni provinciali, da cui è uscito grazie alla mediazione e all’impegno di Fidenza un presidente che è di questa zona e condivide con noi comuni obiettivi e progetti.

Fidenza sta guardando al futuro e lo fa – uso un termine brusco – infischiandosene delle consorterie politiche, degli altarini delle piccole patrie e di tutti quegli interessi che più strepitano, più ci testimoniano che dal rilancio hanno tutto da perdere, preferendogli, invece, il caos e i polveroni da usare per 15 minuti di campagna elettorale. Lo vediamo tutti i giorni nella propaganda di chi ha lasciato in bolletta i contribuenti di Fidenza, con due bilanci completamente da fare che abbiamo sbrogliato noi tra giugno e settembre – peraltro disinnescando in corsa un nuovo commissariamento –, con tutto quel che ne consegue: la sovrapposizione di una mole enorme di adempimenti e la responsabilità, mai semplice, di applicare nuove imposte decise dallo Stato che altri hanno accuratamente evitato di fare per tempo, per avere mani libere. Sono le stesse persone che hanno raso al suolo perfino la pagina Facebook del Comune pagata coi soldi dei fidentini e adesso sparita e addossano i loro fallimenti su di voi, lavoratori del Comune, accusati senza vergogna di essere cellule e sabotatori.

Abbiamo visto la paura di cambiare passo e riprendere a correre in quel che è successo in Asp e nell’Unione delle Terre Verdiane. Ma siamo qui e andiamo avanti, più convinti di prima di aver messo le mani su dei nervi scoperti.

ASP
Prima durante la campagna elettorale, poi da Sindaco eletto dai cittadini di Fidenza, ho sempre avuto ben chiaro che dalla qualità dei servizi erogati da Asp dipende la qualità della vita e il sostegno per centinaia di persone e per le loro famiglie. Persone che ricevono quei servizi e persone che danno, col loro lavoro, quei servizi. Almeno dal 2013 è venuta a galla una campagna in cui una serie di soggetti hanno sguazzato, creando l’illusione, peraltro scritta nero su bianco su siti, blog e comunicati stampa, che un gruppo di sindaci “servi delle coop” abbia svenduto i servizi e la vita dei lavoratori alle imprese private.

Sorvolo su chi si è buttato a pesce sull’opportunità di fare campagna elettorale al 90° scaduto, sono questioni di stile, lo stile che manca negli insulti quotidiani rivolti a Istituzioni diverse dal Comune, accusate di occultare notizie o di speculare sull’edilizia. Gli insulti diretti contro la maggioranza consiliare, i colleghi Sindaci e i ragazzi della mia Giunta che campeggiano nelle pagine Facebook di un gruppo d’opposizione. Ma dopo l’occupazione del Consiglio comunale da parte di lavoratori pubblici in forza ad Asp cui è stato detto che resteranno senza lavoro per colpa dei Sindaci, credo sia utile riportare un ragionamento di verità. Come? Lo faremo smascherando le bufale perché tocca a noi trainare una stagione nuova, migliore e soprattutto, più efficace e chiara per tutti.

Non svendiamo nulla alle Coop, ma rispettiamo la nuova legge regionale che molti fingono di non conoscere. Mantenendo la leadership pubblica, diamo una gestione unitaria alle nostre strutture in cui da 20 anni non esiste più l’utopia del tutto pubblico ma un modello in cui pubblico e privato sociale hanno lavorato fianco a fianco. Nessuno dipendente pubblico perderà il posto di lavoro. Anzi, nella simulazione che il cda ha dato a noi Soci si prevedono 39 nuove assunzioni.

Non solo le rette non aumentano, ma si riducono quasi del 50%: tutti i posti in casa protetta (97) diventeranno accreditati con un costo per le famiglie di 49,50 euro e non più di 70 euro.

TERRE VERDIANE
Dicevo, abbiamo visto la paura di cambiare nell’Unione delle Terre Verdiane, ridotte al commissariamento. Il 2015 deve essere l’anno della svolta per il grande territorio che sta intorno a noi, l’anno in cui conteremo quanti si uniranno a Fidenza nel dire basta ai desiderata di una classe politica irresponsabile. L’Unione delle Terre Verdiane così come è non funziona più e i cittadini, giustamente, la percepiscono come qualcosa di inutile e distante, un multificio nel migliore dei casi.

Arriverà il commissario prefettizio e io dico “bene”, a mali estremi, estremi rimedi. Fidenza non starà ferma a guardare. Se nel nuovo Consiglio che verrà ricostituito emergerà l’esigenza di un cambiamento netto, noi siamo pronti a portare avanti un progetto di svolta radicale per tagliare gli sprechi, i doppioni, per creare opportunità di sviluppo per tutta la nostra economia. In caso contrario Fidenza verrà sempre e comunque prima di tutto e farà la sua strada.

Così come abbiamo già fatto con Salsomaggiore, lanciando una Centrale Unica di Committenza che da gennaio vedrà i comuni che amministrano da soli 46.000 abitanti acquistare beni e servizi in forma congiunta, una massa critica che ci farà risparmiare ed essere più veloci. Intanto ho chiesto agli ufficidi valutare tutte le convenzioni che il Comune di Fidenza ha nelle Terre Verdiane e di fare il quadro della situazione per un’ipotesi di rinuncia a tutte le convenzioni. Prima viene Fidenza e la tutela dei servizi per i suoi cittadini, che, in questa situazione delle Terre Verdiane, non vedono garanzie. Se un giorno l’Unione verrà riformata pesantemente e tornerà ad essere un ente in grado di dare servizi, ci vorrà pochissimo a rimettere tutte le convenzioni dentro alle Terre Verdiane.

PSC
Lasciatemi dire che l’anno che sta per iniziare sarà l’anno in cui chiuderemo la grande partita del Piano urbanistico (Psc), volano dello sviluppo di Fidenza e del territorio verdiano. Un piano basato sul principio del recupero e della riqualificazione urbana, per rendere più bella la nostra città e rimettere in moto il settore edile. Un piano basato sul principio del consumo a saldo zero, per difendere il suolo da ogni spreco.

BONIFICHE E RIUSO
Il 2015 sarà l’anno in cui avanzeranno ancora i lavori di bonifica, perché sui 115.000 metri quadrati di ex Cip-Carbochimica realizzeremo una parte significativa della città nuova che abbiamo in mente, per sostenere la buona impresa a basso impatto ambientale e la buona occupazione.

SEMPLIFICAZIONE
Il 2015 sarà l’anno, infine, in cui tutto quello che fin qui abbiamo programmato verrà messo a frutto. Mi riferisco anche all’impegno per la semplificazione del nostro Comune, a favore dei cittadini e delle imprese, sfoltendo la giungla di oltre 81 regolamenti che rendono la vita di tutti noi più complicata, anche per realizzare le procedure più semplici. Abbiamo due regolamenti internet per la stessa biblioteca, un regolamento per ogni mercato, 20 persone in tutte le Terre verdiane che si occupano solo di buste paga.

LAVORO NELLA TESTA E NEL CUORE: DI VITTORIO, BORMIOLI, FINIDRA
Facciamo tutto questo e facciamolo bene, spiegando passo passo ai fidentini il percorso delle riforme. Facciamo tutto questo perché il risultato che avremo sarà quello di una Comunità più forte, più coesa e, soprattutto, di una città in cui avremo posto tutte le condizioni ideali per investire e creare lavoro. Il Comune non può essere un’agenzia di collocamento, ma può e deve rimuovere tutti gli ostacoli che frenano lo sviluppo. Il lavoro nella testa e nel cuore non è uno slogan ma l’impegno che ci siamo presi e per il quale stiamo combattendo giorno dopo giorno. Insieme.

nov 302014
 
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Gentili consiglieri interroganti,

alla vigilia della sentenza che ci dirà a brevissimo del futuro della cooperativa Di Vittorio questo consiglio aveva una opportunità: quella di affrontare la discussione doverosa su questo tema enorme e drammatico per le sue ricadute sociali, provando a ricercare, per la prima volta, un’unità civica che, ne sono certo, avrebbe contribuito a rafforzare e ad accompagnare le chance a favore di una svolta concordataria.

Quando ho ricevuto la vostra interrogazione per un attimo ho sperato che mi venissero chieste delucidazioni in ordine agli importanti passaggi Istituzionali fatti col Presidente del Tribunale e con il Ministero dello Sviluppo Economico.

Niente di tutto ciò.

Rilevo, con rammarico, che ci troviamo a discutere dell’ennesimo atto dal sapore inquisitorio, congegnato per dimostrare in maniera surrettizia la solita tesi diffamatoria che suggerisce ai cittadini l’idea di una responsabilità del sottoscritto e di altri, sapendo bene che non è così, e che è con il 2008 che vengono assunte dalla cooperativa scelte e indirizzi che si dimostrano sbagliate

Colgo l’occasione per una ulteriore analisi sulla vicenda Di Vittorio. Un passaggio necessario, dopo mesi di interventi della minoranza in questa sede e a mezzo stampa riassumibili non certo con l’obiettivo della difesa dei diritti dei soci prestatori, delle imprese creditrici e del Comune che tutti noi – e dico tutti noi – rappresentiamo
Vi siete erti a paladini delle sorti di questa cooperativa, e allo stesso tempo insultavate la cooperazione sui giornali. Il 19 novembre, a pagina 5 del quotidiano Libero, uno di voi figurava in un pezzo che esprimeva questi concetti “alti”: “sistema delle cooperative” in azione a Fidenza, “soldi buttati per salvare compagni falliti”.

In questi mesi avete denunciato la mancanza di un tavolo di crisi in Provincia, ma quel tavolo – per quanto sia depotenziata la Provincia – si attiva per le crisi occupazionali e non per le vicende di natura finanziaria che hanno conseguenze legate al risparmio e ai crediti delle imprese. Vorrei sapere da voi: cosa sarebbe cambiato, in cosa avremmo inciso convocando un tavolo inutile perché senza poteri su questa vicenda?

La realtà è che c’è stato chi ha lavorato sodo, per aiutare in tutti i modi possibili la svolta concordataria.

Con enorme soddisfazione, ho potuto constatare che quel civismo disinteressato e quell’unità politica e amministrativa che sono mancati in questo Consiglio, hanno invece costruito la base di un rapporto solido tra tutti i colleghi Sindaci dei Comuni di Parma, Salsomaggiore, Fontevivo, Fontanellato, Noceto e Fornovo Taro, rappresentativi di gran parte dell’arco politico locale e nazionale.

Con loro, un attimo dopo la nostra elezione, abbiamo subito creato una rete per intervenire concretamente sul caso Di Vittorio, lontano dai riflettori.

E dai Sindaci, anche dei vostri stessi partiti e della vostra stessa cordata civica, vi siete sentiti dire alla fine di ottobre che insistere sul tavolo provinciale era solo il pretesto per una passerella o per una condanna sommaria. Leggo il comunicato pubblicato dalla Gazzetta di Parma: “Per quanto riguarda i Comuni, crediamo sia giunto il momento di spendere una ulteriore parola di chiarezza, vista la quantità imbarazzante di speculazioni che sono state gettate sulla “Di Vittorio”, con pochi scrupoli riguardo al destino di tanti, a cominciare da quello dei soci prestatori

Tanto si è detto del famoso tavolo provinciale, dipinto come la panacea di tutti i mali. Al di là di chi spende questa tesi – che pure ha alle spalle storie politiche e militanze radicalmente ostili al movimento cooperativo –; al di là della forte limitazione operativa subita dalle Province; stiamo sul pezzo: il modello di tavolo di crisi Istituzionale attivato da sempre in Provincia riguarda le crisi occupazionali, non le crisi finanziarie come quella della “Di Vittorio”, peraltro principiate in un periodo preciso e da scelte che hanno nomi e cognomi”.

Vorrei chiedervi, a questo punto, se intendete seriamente includere anche Federico Pizzarotti (Movimento 5 Stelle), Fabio Fecci (Forza Italia) o Emanuela Grenti (civica) nel cast della grande fiction #tuttacolpadiAndrea?

Con la collaborazione preziosa dei colleghi Sindaci abbiamo seguito passo passo una vicenda complessa e drammatica per chi vi è coinvolto, portando avanti un percorso istituzionale che ci ha visti esprimere le nostre preoccupazioni al Presidente del Tribunale e al Ministero dello Sviluppo Economico. Questo per dire che su ogni tavolo possibile, i Sindaci ci sono stati e ci saranno.

A tal pro, lascia esterrefatti la dichiarazione del consigliere Rigoni, pronunciata nella seduta consiliare del 27 novembre, relativa all’incontro che i Sindaci hanno avuto col presidente del Tribunale: “Mi auguro che le pressioni fatte vadano a buon fine (…). Queste pressioni sono un poco indebite e non capisco a che fine siano state fatte (…). Sono pressioni che non so quale esito avranno”.

Ricordo a Rigoni che il potere giudiziario, sin dai tempi de “Lo Spirito delle Leggi” di Montesquieu, è autonomo e gli preciso che come Sindaci siamo stati ricevuti in regolare udienza dal Presidente del Tribunale, nei limiti delle nostre competenze, per rappresentargli le ricadute di un eventuale fallimento.
Ciò detto, visto che Rigoni accusa 7 Sindaci di “pressioni indebite” – termine di un pressapochismo giuridico unico – significa che lui per primo ritiene permeabile la nostra Magistratura a questo tipo di situazioni. Una forma mentis, mi sia consentito, che a noi non appartiene. Credo, inoltre, che con questa uscita qualcuno abbia definitivamente gettato la maschera.

Una cultura e un comportamento in linea con l’interrogazione di stasera, che ripropone i soliti argomenti, i soliti toni e la solita tesi allusiva “del sindaco che conosce da vicino lo sviluppo della cooperativa”.

Voi che sedete in quest’aula e che siete per la gran parte professionisti, dovreste sapere benissimo che le informazioni richieste – l’elenco dei membri del Cda, del collegio sindacale ecc, – non sono atti amministrativi del Comune su cui si esercita l’accesso agli atti ma sono dati reperibili – peraltro con grande facilità – presso la Camera di Commercio.
Inoltre, sul sito del Tribunale di Parma, con riferimento alla Di Vittorio, è pubblicata la relazione del Commissario giudiziale che riporta in 124 pagine anche queste informazioni dal 2008 in avanti.

Dovremmo, poi, chiederci tutti perché dal 2008 e non da prima. Evidentemente, il Commissario non ha tesi politiche da dimostrare circa oscure macchinazioni del centrosinistra locale ma, semplicemente, individua nel 2008 l’anno di svolta negativa nella vita e conduzione amministrativa della cooperativa.

Signori, questa vostra insistenza con temi pretestuosi sulla vicenda Di Vittorio si prefigura come il tentativo di strumentalizzare il dramma di centinaia di soci e prestatori, di creditori non privilegiati della cooperativa, al solo scopo di gettare fango sul sottoscritto e sull’area politica cui mi pregio di appartenere.

Ecco perché, rispondo una volta di più sul mio ruolo nel Cda della proprietà indivisa della cooperativa: eletto dai soci, sono stato fino ai primi mesi del 2006 nel consiglio della proprietà indivisa Di Vittorio. Proprietà indivisa che è la storia di Fidenza: ha garantito il diritto alla casa per centinaia di famiglie sul territorio provinciale (di cui parte rilevante a Fidenza), rappresentando allora come oggi il cuore originario e SANO della cooperazione abitativa. I problemi iniziarono, come emerge dai documenti elaborati nell’ambito della Procedura di Concordato ed ulteriormente evidenziato dal Commissario incaricato dal Tribunale, con le fusioni con altre cooperative e società. Lo ripeto: correva l’anno 2008.

Nel vano tentativo di giocare a chi resterà col cerino in mano in caso di fallimento della Di Vittorio, leggo nell’interrogazione urgente che ci si attacca anche all’operato di un dipendente del Comune di Fidenza, membro del Cda della Di Vittorio.
Vi informo che non vi sono incompatibilità legali e vi ricordo che il dipendente in questione – contestualmente all’elezione nel Cda che superò la vecchia gestione della cooperativa – informò il Dirigente, il Direttore generale in servizio con la passata Amministrazione ed il sindaco Mario Cantini. Nessuno di loro eccepì alcunché o fece emergere alcun conflitto d’interesse o incompatibilità tra il ruolo svolto in comune dal nostro dipendente e quello di membro del Cda di una cooperativa.
Da quel momento, comunque, il Dirigente responsabile ha disposto che alcuna pratica direttamente o indirettamente riconducibile al gruppo Di Vittorio fosse più istruita o seguita con gradi di responsabilità di procedimento dal dipendente interessato.

Infine, in merito a quello che potrebbe accadere alle casse del Comune di Fidenza in caso di fallimento, parliamo di rischi potenziali e, lo stesso, impressiona che oggi ci sia qualcuno meravigliato di quello che i Sindaci dei 7 Comuni hanno messo nero su bianco, sia al Presidente del Tribunale e al Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi, cui competono poteri di vigilanza sul sistema cooperativo.

Circa la legge 865 del 1971, proviamo a leggere in particolare l’articolo 37. Lì si disciplinano le conseguenze per i fabbricati oggetto a suo tempo di assegnazione per la costruzione di alloggi di edilizia agevolata a proprietà (principalmente) indivisa.
In caso di scioglimento o di risoluzione anticipata delle convenzioni, la legge stabilisce che quel patrimonio sia conferito ai Comuni, col fine precipuo di non abbandonare al suo destino chi abita in quelle strutture. Subito dopo, la legge 865 aggiunge che i Comuni o gli altri Enti Locali a cui viene conferito il patrimonio, disponendo delle rendite che da questo derivano, debbono farsi carico di rimborsare le quote residue dei mutui istituiti per la costruzione o ristrutturazione degli alloggi.

E’ così straordinario che 7 sindaci manifestino preoccupazione seria per questo aspetto?

Veniamo alla vostra domanda sulle ipoteche che gravano sui beni del Comune di Fidenza. Non vi sono beni diversi da quelli su cui sono stati effettuati gli interventi di edilizia agevolata oggetto di ipoteca.
Dopodiché, questa Amministrazione fornirà ai consiglieri scriventi e a tutti quelli interessati – nei tempi tecnici necessari – l’elenco di tutte le convenzioni vigenti nei rapporti tra Comune e Di Vittorio per interventi di edilizia abitativa a proprietà divisa o indivisa.

Fino all’11 dicembre, giorno del pronunciamento del Tribunale sull’ammissibilità del piano concordatario, nulla di più dirò in merito a Di Vittorio.

Di certo, però, continuerò ad operare insieme ai colleghi sindaci, nei limiti delle nostre competenze, perché la vicenda possa avere la conclusione più favorevole per i cittadini coinvolti e per le imprese interessate.
Sono certo che anche ognuno degli interpellanti e tutti voi consiglieri Comunali farete lo stesso, ognuno per le proprie competenze e possibilità.

Dopo l’11 dicembre, comunque, quando il futuro della Di Vittorio sarà chiaro, convocheremo un Consiglio comunale monotematico, in cui poter discutere su una base oggettiva.