mar 092015
 
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Caro ex Sindaco Mario Cantini, leggo sulla Gazzetta la sua replica sulla questione “soldi percepiti indebitamente”.

Penso concorderà su un aspetto fondamentale della vicenda: i cittadini di Fidenza hanno già pagato per lei e la sua Giunta la maggiorazione dell’emolumento, protrattasi per alcuni anni su vostra precisa scelta.

Quindi, del suo ragionamento sulla Gazzetta non mi torna, principalmente, una cosa: da un lato dice che vi eravate già impegnati a restituire quei soldi (tre anni fa, glielo ricordo), ma poco dopo aggiunge che prima si rivolgerà a “qualsiasi sede” per “rappresentare le ragioni giuridiche che sostengono la legittimità del nostro operato”. Tradotto senza burocratese, significa avvocati e tribunali, quindi altri soldi che farete spendere ai fidentini se il Comune si dovrà impegnare in una questione legale sul tema.

In verità non mi sarei aspettato che un oratore brillante come lei si riparasse dietro alla più scontata e banale delle difese: la nuova Amministrazione vuole creare un polverone per distogliere l’attenzione da altri problemi. Se problemi vi sono, lei li conosce bene, avendoli lasciati lì irrisolti sul tavolo 9 mesi fa. E questo non toglie che avete “deliberatamente” deciso di alzarvi lo stipendio del 10% nel momento clou della crisi economica.

Guardi, non so per lei, ma riportare nelle casse del Comune soldi “indebitamente percepiti” mi pare già un’azione meritevole, senza scomodare altre scuse.

Il sindaco Massari non ha inventato nulla. Ha solo fatto applicare quanto richiesto dagli ispettori del Ministero ben 2 anni fa.
Mancano all’appello 33mila euro circa relativi agli ex amministratori. O li restituisce chi li ha presi prima, o li devono mettere i fidentini.

Quando lei diventò Sindaco, le venne applicato lo stipendio ridotto del 10%, proprio come era stato fatto per il sindaco Cerri e la sua Giunta. Siamo al 16 luglio 2009 (determinazione n.752). Avesse mantenuto questo parametro, oggi staremmo parlando d’altro.
Meno di un mese dopo, il 13 agosto, al contrario, la Giunta guidata da lei decide di eliminare quel risparmio e di tornare al massimo dello stipendio.

A prescindere dalla normativa che vi imponeva un emolumento più basso, le segnalo anche una questione di opportunità: invece che promuovere il modello low cost di Fidenza, trasformandolo in una cosa che avrebbe fatto piacere ai cittadini, avete preferito dire che pochi erano virtuosi come Fidenza, quindi palla al centro, alzare di nuovo lo stipendio.

Nel momento più delicato dell’economia mondiale degli ultimi 80 anni.

Fatto sta che nel 2012, delibera della sua Giunta n. 72 del 3 maggio, siete costretti a tagliarvi la paga ma, al momento di definire la restituzione dei soldini, tirate in mezzo l’Anci, autrice di richieste di chiarimento al governo nazionale. Tre anni dopo siamo ancora qua ad aspettare, caro Cantini.

E attaccarsi all’Anci in una materia così, è come dire che a dirigere Juve-Roma chiamiamo un arbitro da pallanuoto. Perché? Perché la deliberazione n.1 della Corte dei Conti in Sezioni Riunite in sede di controllo – il supremo organo della magistratura contabile, il vero arbitro del match, così ci capiamo – ha confermato a cavallo del 2012 che il 10% in più di stipendio che vi siete attribuiti non era legittimo. Punto.

Ribadisco, nella vita si può sbagliare, basta porre rimedio. Ecco perché, Cantini, la prescrizione a noi non interessa. Fidenza merita risposte veloci e chiare, provare ad allungare il brodo per evitare di prendersi le proprie responsabilità non è bello. Per nessuno.

Buona Domenica.

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gen 282015
 
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di Andrea Massari, Sindaco

In questa sala consiliare, in questa seduta straordinaria e monotematica di una libera Assemblea democratica, sento l’emozione di essere riuniti esattamente 70 anni dopo l’ingresso dei soldati dell’Armata Rossa nel campo di Auschwitz. 70 anni in cui il mondo libero ha dovuto confrontarsi con l’Orrore e le sue cause e imparare ad attribuire un significato vero alla parola “memoria”.

Una memoria da custodire anche nel nostro territorio e nella nostra provincia, perché nel nostro territorio e nella nostra provincia gli ebrei e i dissidenti anti fascisti hanno subito le stesse malversazioni, le stesse crudeltà viste in tutto il Paese.

Con la promulgazione delle leggi razziali anche gli ebrei di Parma furono allontanati dalle scuole pubbliche, dalle università, dagli impieghi statali, dagli incarichi politici; fu loro vietato di esercitare ogni libera professione, di possedere beni mobili e immobili, di assumere domestici “ariani”.

Scrive l’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Parma:  “Il “Corriere Emiliano”, in un articolo del 13 ottobre, dava notizia dell’espulsione dall’Università di Parma di quattro professori ebrei. Alcuni studenti furono costretti a trasferirsi alla scuola ebraica di Milano. Cinque giorni dopo l’entrata in guerra dell’Italia, il Ministero dell’Interno disponeva il rastrellamento degli ebrei stranieri, ordinandone l’internamento in campi di concentramento o il confino in numerose località italiane.
La deportazione dai territori occupati colpì intere famiglie di ebrei polacchi, ungheresi, olandesi, austriaci, tedeschi, serbi e croati che, fuggiti dai luoghi controllati dai nazisti o dagli ustascia, avevano cercato rifugio nelle zone italiane. Un numero imprecisato di loro venne confinato anche in una ventina di comuni del Parmense, dove la popolazione locale fu generalmente ospitale nei loro confronti. Con l’occupazione tedesca e la costituzione della Repubblica sociale italiana anche gli israeliti di nazionalità italiana dovevano essere inviati in campi di concentramento e tutti i loro beni confiscati a favore della Rsi. Con l’ordinanza di polizia del 3 dicembre 1943, il capo della Provincia di Parma disponeva che la Cassa di Risparmio si occupasse del ritiro e della gestione del denaro e dei valori degli israeliti locali sotto il controllo dell’Intendenza di Finanza cittadina. Intanto, per l’internamento degli ebrei venivano utilizzati i seguenti campi: il castello di Scipione (Salsomaggiore Terme); il campo ubicato nel castello di Montechiarugolo; gli albergo “Terme” a Monticelli Terme”.

Studi che ho voluto condividere con voi, perché spiegano bene come il mondo in guerra conobbe, anche nei suoi angoli più remoti, l’Orrore pianificato, perfezionato e portato avanti con meticolosità da persone “terribilmente normali”, come ha scritto Hanna Arendt nel suo celebre libro, “La banalità del male”.

L’Olocausto, la strage degli innocenti catturati, deportati e ammazzati per la loro religione, la loro etnia, le loro preferenze sessuali, il loro credo anti nazista e anti fascista, per il loro rifiuto di continuare a servire sotto le armi dei dittatori – come ha raccontato magistralmente anche il nostro Giovannino Guareschi –, non è stato solo affare di gruppi dirigenti su cui scaricare comodamente le responsabilità, ma un fenomeno degenerato cui molti hanno assistito impotenti, molti altri hanno reagito a costo della loro vita ma su cui troppi hanno garantito per anni un silenzio funzionale.

Archetipo perfetto di questa storia è la figura – “terribilmente normale” e “banale”– di Adolf Eichmann, l’organizzatore metodico e razionale dello sterminio e della sua logistica, perfezionista che ha seguito la programmazione dei rastrellamenti e della consegna dei prigionieri direttamente sulle soglie dei cancelli che motteggiavano sul “lavoro che rende liberi”. Processato in Israele rispose come tanti altri prima di lui davanti al Tribunale Alleato di Norimberga: “Tutti ordinavano ed io eseguivo, ecco la mia colpa, eseguivo gli ordini come un vero soldato”.

Una frase che è il manifesto ideologico di quel sonno della ragione che ha devastato l’Europa nel corso del grande conflitto mondiale, iniziato ai primi del ’900 e di fatto risoltosi solo nel 1945.

Un sonno dal quale il mondo si riprese bruscamente alla fine del conflitto, sgomento. Come sgomenti e increduli erano i i volti dei cittadini tedeschi di Weimar, costretti dalle truppe americane a sfilare dentro al campo di concentramento di Buchenwald. Il campo dove, peraltro, si sperimentavano cure ormonali per l’omosessualità.

Fatti, storie, che ho voluto citare perché abbiamo il dovere di chiederci cosa lascia questa lunga sequenza di documenti, di cultura storica, di immagini. Quanto ci ha resi cittadini consapevoli conoscere e studiare l’Olocausto?
Lo chiedo perché il progressivo venir meno dei testimoni diretti di quel dramma mondiale ci pone, ancor più espressamente, di fronte all’obbligo di agire per liberare la memoria dalla plaude della ritualità, dell’atto dovuto. Della formalità.
Per difendere la “memoria”, anche, perché a 70 anni di distanza le vergogne revisioniste non sono venute meno. Anzi. Con sempre maggiore facilità si può leggere chi ritiene “presunte e pretese” le 6 milioni di vite stroncate nel nome della purezza della razza.

Lo hanno detto e scritto in tanti e io ci credo: possiamo affrontare e vincere la sfida della memoria chiedendoci non “cosa avrei fatto 70 anni fa, se fossi stato catturato perché ebreo o zingaro o omosessuale, o oppositore di Hitler e Mussolini”; dobbiamo chiederci, insieme alle nuove generazioni, soprattutto a loro, “cosa farei adesso”.

Adesso, sì. Perché nulla è più attuale della storia: il mondo ha vissuto l’Olocausto ma è passato negli stessi anni attraverso le foibe, la pulizia etnica durante la guerra nell’ex Jugoslavia; conosce la persecuzione dei cristiani, conosce l’efferatezza dei fondamentalismi, la proliferazione della corsa nucleare, la velocità con cui l’intolleranza e l’odio possono arrivare alla massima potenza, cioè alla follia omicida, scatenata il più delle volte contro minoranze inermi. Contro le donne, oggi come 70 anni fa.

Il mondo libero non può permettersi il lusso dell’inazione di fronte a quanto sta accadendo. Dialogo, mutuo soccorso per uno sviluppo solidale che non ricalchi i peggiori errori della nostra epoca, dovrebbero essere elementi condivisi in seno alla comunità internazionale, non solo parole, parole, parole. Ad esempio, non può essere un problema solo italiano la gestione dei flussi migratori che l’Europa non si decide ad affrontare con misure strutturali. Non può essere solo un problema turco la recrudescenza islamista conservatrice che peggiora ulteriormente la svolta democratica in un Paese chiave nei rapporti tra Est e Ovest. Così come non può essere solo un problema ucraino il rapporto con la Russia che ha rispolverato le sue pretese panegemoni in tutto l’Est europeo.

Ognuno di noi ha una responsabilità enorme, che è quella di dare concretezza a quel “je suis Charlie” che tutto il mondo ha esibito come un riscatto dopo il massacro di Parigi e che tutti siamo impegnati perché possa essere una ripartenza. La ripartenza dei diritti fondamentali e della necessità di saldare il nostro stare insieme su presupposti diversi, nei quali possano riconoscersi i popoli, non solo i governi e i gruppi dirigenti.

Per questo, chiudendo, lasciatemi leggervi questa frase, con l’auspicio che possa essere patrimonio collettivo di questo consiglio:

“Che la lezione di quegli episodi è semplice e alla portata di tutti. Sul piano politico, essi insegnano che sotto il terrore la maggioranza si sottomette, ma qualcuno no, così come la soluzione finale insegna che certe cose potevano accadere in quasi tutti i paesi, ma non accaddero in tutti. Sul piano umano, insegnano che se una cosa si può ragionevolmente pretendere, questa è che sul nostro pianeta resti un posto ove sia possibile l’umana convivenza”.

gen 282015
 
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di Alessandra Narseti

La legge n.211 del 20 luglio 2000 afferma: “la repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Aushwitz, “giorno della memoria”, al fine di ricordare la shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”.

Ecco, in realtà altri ebrei vennero uccisi nelle settimane seguenti, ma la data del 27 gennaio è stata giudicata più adatta di altre a simboleggiare la shoah e la sua fine. Oggi quindi, esattamente oggi, ricorre Il settantesimo anniversario dell’abbattimento dei cancelli del campo di concentramento di Aushwitz da parte delle truppe dell’armata rossa, cancelli dietro i quali i soldati trovarono un orrore inimmaginabile.

Particolarmente toccante la testimonianza di un soldato russo Yakov Vincenko, che al tempo dei fatti aveva solo 19 anni, e che tanti anni dopo racconta: “quel giorno ad Aushwitz è diventato centrale nella mia vita solo quando anche il mondo ha elaborato una coscienza della verità e della vergogna. Nemmeno noi, che abbiamo visto, ci volevamo credere. Ho sperato per anni di riuscire a dimenticare: poi ho capito che sarebbe stato comportarsi da colpevole, diventare complice. Così, ricordo. Non sono riuscito a comprendere come sia potuto succedere, ma a chi nega l’olocausto dico: credete a me che quando ero lì ho cercato di convincermi che non fosse vero” e continua “ho aperto le porte delle baracche, all’interno uomini moribondi pregavano, temevano li ammazzassi. Quando ho detto loro che erano liberi, non percepivo felicità. Li vedevo sollevati ma non avevano la forza per reggere la gioia”.

Bene, i cancelli di Aushwitz sono stati abbattuti, ma tanti altri cancelli rimangono ancora da abbattere: non si tratta più di cancelli fisici, ma di cancelli ideali fatti di pregiudizi e cementati dall’intolleranza, barriere tra le culture, tra le religioni, tra le diversità.

L’antisemitismo stesso, non è del tutto dietro le nostre spalle: forse non tutti sanno che il nostro paese detiene il triste primato delle ingiurie, insulti e messaggi di intolleranza antisemiti su internet ed è questo un dato confermato da un rapporto dell’agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali. E allargando lo sguardo all’Europa, emergono fatti ancora più drammatici: dalla strage alla scuola ebraica di Tolosa del 2012 in cui persero la vita un professore di religione e tre bambini, agli ultimi tragici fatti di cronaca che non occorre neanche ricordare tanto sono impressi nella memoria di tutti. Questo clima ha fatto sì che a Parigi si consigli agli ebrei di camminare in gruppo e mai soli e di portare sopra la kippah un cappello sportivo. Inoltre, metà delle famiglie ebraiche di Villepinte, sobborgo proletario a nord della capitale hanno lasciato il quartiere e la sinagoga locale, già incendiata nel 2011 ed e’aumentato esponenzialmente il numero di ebrei che hanno lasciato la Francia per far ritorno nello stato di Israele ( si parla di 7000 nel 2014 contro i 3500 del 2013). Tutto questo contrasta terribilmente con le libertà simbolo dell’Unione europea e testimonia più di ogni altra cosa come il ricordo del dramma della shoah non sia soltanto un formalismo, ma sia oltremodo necessario in una società che a volte sembra vacillare sul rispetto del prossimo. Insomma, i cancelli di Aushwitz sono stati abbattuti, ma tanti altri cancelli restano ancora da abbattere.

set 212013
 
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Ci sono passaggi in alcune delibere che passano inosservati ma che hanno un grande impatto sulla città. Facciamo l’esempio della delibera, presa nell’ultimo Consiglio Comunale, in cui si decide di riqualificare con pochi soldi il parcheggio Guernika. E’ chiaro che se si pensa ad una riqualificazione di quel parcheggio e non a raddoppiarlo in altezza e quindi in posti auto, si sceglie una strada del tutto diversa per il futuro del nostro centro storico rispetto a quella che le amministrazioni precedenti avevano pensato e a cui la stessa attuale amministrazione si era accodata sino a pochi mesi fa.

Che idea di città c’è, dietro alla scelta di non aumentare i posti auto a ridosso del centro, che idea di centro storico, che idea di rilancio, che idea di sostegno al commercio, che idea di città a misura d’uomo, che valorizzazione dei monumenti e in particolare del Teatro Magnani, se presumibilmente, il parcheggio antistante l’edificio, con questa scelta, non verrà mai tolto?

La nostra idea di centro parte dalla sua vivibilità, a misura di bambino, ciclista e pedone, bello da vedere, accogliente, comodo. I parcheggi e le auto che girano in tondo per trovare un posto libero con tutto questo non centrano nulla. I monumenti vanno valorizzati, il Municipio, il Teatro Magnani, il Duomo, le Orsoline e le auto parcheggiate tutto intorno, con la loro valorizzazione, non centrano nulla.

 

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 Posted by at 16:03
set 072013
 
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Esiste un muro da abbattere a Fidenza, non con la forza, non con i martelli ma con le idee. Si tratta di quel lamierone che circonda e nasconde lo spazio lasciato dell’ex Forno Comunale. Da tempo tutto tace su quell’area, sul suo futuro, sulla sua destinazione e nel frattempo il luogo non aiuta certo Fidenza a riprendersi ne visivamente ne moralmente. Si possono fare tante cose in quel luogo ma partiamo dall’obiettivo generale. Fidenza ha bisogno, per salvare il suo centro storico, di “riqualificarlo” come si diceva una volta, per i fidentini ma non solo. La chiusura dei negozi, lo svuotamento del centro, non si fermano rivolgendosi solo ai fidentini. Occorre rendere la nostra città, il nostro centro, attrattivo anche per chi viene da fuori. Deve tornare ad essere “la vasca” del territorio. Deve suscitare curiosità e ammirazione. Occorre il guizzo vincente che porti la nostra città al centro dell’attenzione.
La zona dell’ex Forno Comunale è confinante con gli ex licei o “casa del popolo” che si è deciso di vendere per intascare qualche soldino, pochi per la verità, soldini senza futuro, senza prospettiva. Un altra banca in centro pensiamo veramente che possa salvare Fidenza?

O forse occorre pensare ad altro?

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 Posted by at 14:21
ago 312013
 
caccia

 

Quanti di noi sono passati per la scuola di Santa Margherita a vedere la splendida mostra di oggetti contadini che il maestro Gainotti ha con pazienza e passione accumulato negli anni. Quanti di noi hanno sentito il maestro illustrare modi d’uso e sopratutto i nomi degli attrezzi, prima in dialetto borghigiano e poi in italiano.

Quanti fidentini e abitanti della frazione di Santa Margherita ancora oggi possono dire: io ho frequentato quelle scuole.

Quanti fidentini ricordano che una volta nella scuola c’era il seggio per votare.

Quanti ricordano che proprio sopra Santa Margherita e sopra quella scuola i bombardieri che hanno ferito Fidenza durante la guerra iniziavano a virare per tornare indietro e colpire ancora la nosta città.

Tantissimi ed ognuno ha tenuto nel cuore un ricordo, un’esperienza,un pezzo di storia della nostra città e delle sue frazioni. Un pezzo importante della fidentinità che ognuno di noi ha dentro e che vorrebbe raccontare e trasmettere ai propri figli ma non solo. Anche a coloro che non conoscono queste storie, anche a coloro che a Fidenza sono arrivati da poco. Insomma farne un patrimonio comune anche di tradizioni, che possa ricordare, unire e far crescere.

Credo che a nessun fidentino, ancora meno se abitante a Santa Margherita o Pieve Cusignano, sia mai balenato per la testa il pensiero di poter abbattere quella scuola, venderla

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 Posted by at 10:16
gen 222013
 
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“È come sempre con grande fiducia nel lavoro della magistratura che attendiamo di conoscere gli esiti di questa nuova operazione che stamattina ha scosso la città. Le indagini e gli arresti di esponenti del centrodestra cittadino, figure che hanno svolto ruoli fondamentali nelle istituzioni parmigiane e non solo, con le accuse di corruzione e peculato, rappresentano l’ennesima conferma del fallimento del “modello Parma” sbandierato in questi anni, slogan che nascondeva una diffusa malagestione ad opera del centrodestra cittadino.

Un sistema profondamente corrotto di cui ora si scoprono tutte le carte. Se ciò venisse confermato, risultano particolarmente inquietanti strategie e pratiche illegali che hanno pesantemente deformato le competizioni elettorali del 2007 e del 2012, con conseguenze gravissime sulle regole democratiche nella nostra città.

Crolla così, una volta per tutte, quel modello virtuoso di governo che il centrodestra, anche a livello nazionale, additava come successo da esportare e che in realtà ha portato conseguenze pesantissime al territorio, con danni che ora sono sotto gli occhi di tutti i cittadini. Una storia che ora possiamo e dobbiamo lasciarci definitivamente alle spalle per rimetterci a lavorare seriamente per il futuro della nostra città e di tutto il Paese.

Moralità è una delle parole chiave che il Partito Democratico ha scritto a chiare lettere, e come primo riferimento, nel proprio statuto e nella campagna che in queste settimane ci vede impegnati a Parma e in tutto il Paese, per ridare un senso etico più forte alla politica e alla gestione del bene pubblico”.

Diego Rossi
Segretario provinciale PD

 Posted by at 12:48
gen 082013
 

In vista delle prossime elezioni politiche nazionali del 24/25 febbraio, il Partito Democratico di Fidenza desidera pubblicare il dossier, curato dall’Ufficio Studi e Documentazione e dall’Ufficio Comunicazione del Gruppo Parlamentare PD alla Camera dei Deputati, che riassume l’attività e il ruolo del Partito Democratico in quest’ultimo anno di legislatura del Governo Monti.

Crediamo che la premessa del nostro Capogruppo Dario Franceschini riassuma il senso di un lavoro collettivo molto impegnativo grazie al quale abbiamo ottenuto risultati significativi e non scontati, anche se non sempre sufficienti, nei diversi provvedimenti sottoposti all’esame del Parlamento.

Scarica il dossier in formato pdf (797 KB).

 Posted by at 7:59
gen 032013
 
giovani

Il 30 dicembre si sono svolte le primarie per i parlamentari del PD. Un volta di più, migliaia di cittadini volontari hanno dedicato la loro giornata alla complessa macchina dei seggi, in modo che un milione di italiani potesse esprimersi attraverso il voto per scegliere, per la prima volta dall’approvazione del Porcellum, la persona che li rappresenterà in Parlamento.
Il nostro partito, una volta di più, ha dimostrato di essere l’unico che si apre alla gente, dando un senso concreto alla parola democrazia. Non è un caso che una persona stimata in tutto il Paese come il procuratore Pietro Grasso, capo della Procura Nazionale Antimafia (quella voluta da Giovanni Falcone, per intenderci), abbia fatto la scelta di vita di abbandonare la magistratura per candidarsi nelle nostre liste. Questa è la società civile che noi portiamo in Parlamento: l’eccellenza della nostra Repubblica. Non dei dilettanti allo sbaraglio, che hanno scoperto l’impegno civile l’altro giorno, leggendo un blog su internet.In provincia di Parma sono tornate a votare, nei 73 seggi allestiti, più di 11mila persone, pari a circa il 40% dei votanti del 2 dicembre. A prevalere sono stati l’ex segretaria generale della Camera del Lavoro di Parma Patrizia Maestri, con 5622 preferenze, e Giorgio Pagliari (4529), avvocato e professore di diritto amministrativo, nonché ex capogruppo PD in consiglio comunale a Parma. A loro andranno i due posti “sicuri” nelle liste per Camera e Senato dell’Emilia-Romagna.
Il terzo classificato, l’assessore provinciale a scuola e cultura Giuseppe Romanini (4166 voti), sarà probabilmente inserito a metà della lista per la Camera e dovrà sperare in un ottimo risultato per il PD in regione e a livello nazionale, per ottenere il premio di maggioranza. Ovviamente, la sua speranza è anche la nostra.

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 Posted by at 8:44
nov 202012
 
primarie

Domenica 25 novembre dalle 8 alle 20 si terrà il primo turno delle primarie del Centrosinistra Italia.BeneComune.

A partire da domenica 18 novembre e sino a sabato 24 novembre, la sede del circolo del PD, in via Bacchini 31, sarà aperta tutti i giorni (domenica solo mattino) dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19 per informazioni e per effettuare la preregistrazione al voto, un passaggio non necessario, ma che permette agli elettori di evitare code al seggio.

Infatti, per votare, è necessario essere muniti del Certificato di elettori del Centrosinistra, che viene rilasciato dopo aver firmato l’Appello “Italia.BeneComune” e aver versato il contributo minimo di 2 euro. Tutti questi passaggi, col conseguente rilascio del Certificato, che si effettuano al seggio prima di votare,possono anche essere espletati nella fase di preregistrazione.

Per la preregistrazione, è necessario presentarsi muniti di carta d’identità e tessera elettorale.

Anche chi si fosse iscritto online deve comunque firmare l’Appello, versare il contributo e ritirare il Certificato presso la sede PD o il seggio, prima di votare.

Tutti i maggiorenni che si riconoscono elettori del Centrosinistrapossono partecipare al voto.

Per votare, è necessario recarsi presso il seggio a cui è assegnata la propria sezione elettorale, muniti di un documento d’identità (e permesso di soggiorno, per i cittadini extracomunitari), dellatessera elettorale e del Certificato di elettore, se è stata effettuata la preregistrazione.

Dove si vota:

1. Sede PD, via Bacchini 31 ​per gli elettori iscritti alle sezioni 3, 4, 7, 8, 12, 19, 22, 25, 28 ​residenti nei quartieri: Centro storico, San Michele, Corea e Villa Ferro.

2. Sala civica Taddei, Largo Leopardi ​per gli elettori iscritti alle sezioni 14, 15, 16, 17, 18, 23, 26, 27 ​residenti nei quartieri: Luce, Viglione, Navigatori, Europa, S. Francesco e Monvalle.

3. Ex Macello, Via Mazzini 3 ​per gli elettori iscritti alle sezioni 1, 2, 5, 6, 9, 10, 11, 20, 21, 24 ​residenti nei quartieri: Oriola, Cittadella, Monica, S. Lazzaro, Coduro, La Bionda e nelle ​frazioni.​

Il comitato promotore per le primarie di Fidenza

 Posted by at 9:27