nov 242015
 
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[di Franco Amigoni]

La misura del Consiglio Comunale come Casus Belli.

Nella giornata di venerdì l’opposizione (?) ha sollevato alcuni dubbi sulla eccessiva lunghezza del Consiglio previsto per stasera, che prevede 11 punti all’ordine del giorno (gli ultimi due indicati in un post precedente sono stati già rimandati per approfondimenti). Le rimostranze possono essere suddivise in due categorie:

Categoria A: non abbiamo avuto il tempo di studiare la documentazione. Alla risposta “l’avete ricevuta oggi, avete comunque tempo sino a lunedì sera per studiare le questioni, che sono relativamente semplici”, la replica è stata la seguente: “nel fine settimana abbiamo altro da fare”. Questa peraltro è una rimostranza standard: se si consegna una settimana o un mese prima il materiale, arriverà ugualmente, a titolo preventivo.

Categoria B: “Abbiamo paura a tornare a casa tardi la sera”. Questa motivazione segnala in seno al Consiglio la presenza di un malessere degno di una città metropolitana, che occorre registrare e non prendere sottogamba. Una soluzione potrebbe essere quella di fare Consiglio il sabato mattina, con il concreto rischio di incorrere nella categoria A (“nel fine settimana abbiamo altro da fare”), oppure di calendarizzarlo per il mezzogiorno di una giornata feriale. Soluzione che scontenta chi si ostina a voler lavorare, incurante del bene comune.

Segnalo per chi non avesse dimestichezza con il Consiglio Comunale che normalmente le prime due ore sono dedicate a trattare interrogazioni, interpellanze e mozioni, che nella quasi totalità dei casi sono presentate dalla opposizione, e che la maggioranza mantiene ai primi punti dell’ODG per delicatezza nei confronti dell’opposizione, invece di spostarli in coda.

Si tratta di questioni di grande peso specifico soprattutto in questo momento difficile e complesso, come ad esempio la dedica di una strada ad una attrice dell’800 – primo 900, o l’introduzione del dialetto nelle scuole al posto dell’inglese (esagero il concetto, ma chi conosce i soggetti non stenterebbe a crederlo).

Molto tempo viene anche destinato a trattare i problemi dell’azienda di un consigliere dell’opposizione, che viene continuativamente portata all’attenzione del Consiglio e delle Commissioni da volonterosi colleghi e seguaci di quel Consigliere. Che peraltro si inalbera se sente parlare di conflitto di interessi.
Resta il fatto che nessuna altra azienda di fidenza, con la notevole eccezione della Coop di Vittorio (per motivi strumentali, naturalmente), è stata oggetto di così tante attenzioni da parte della nostra opposizione in questi 18 mesi di amministrazione.

Questioni come il dizionario italiano / borghigiano e la paura di rientrare tardi la sera sembrano insomma sintetizzare la cifra stilistica della destra fidentina in questo periodo.

Ricordo, a questo proposito, che nel dopo cena del Consiglio della scorsa settimana, convocato per le 21, non si è presentato nessuno (dicesi nessuno) dell’opposizione sino alle 21,40, quando un membro di rete civica ha stancamente raggiunto il proprio scranno.

Di conseguenza sono stati rimandati diversi punti all’ODG che la stessa opposizione aveva presentato, per consentire loro di ripresentarli prossimamente, caricando ulteriormente di lavoro i prossimi consigli.
Che spettacolo…

update: il consiglio comunale è poi terminato alle 20:16

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nov 182015
 
sala consiglio vuota

Quella che vedete nella foto è una prospettiva personale, quella della maggioranza. Si proprio quella maggioranza che ogni tre per due viene accusata di essere un ammasso di plutocriptomassoni insensibili al dialogo e impermeabili ai criteri della trasparenza. Vedete voi se c’è altro da dire sui dialoghi e sui sordi. E se vi immaginate che sia un segno di protesta verso qualcosa o qualcuno annunciato e valorizzato perchè avesse il maggior risalto possibile… ecco no, niente di tutto questo. Semplicemente avevano altro da fare.

Nel frattempo vi raccontiamo come sono andate le cose al Consiglio Comunale del 16 novembre.

In un contesto di grande commozione per i recenti drammi parigini abbiam parlato di “Trasparenza negli affidamenti diretti per l’acquisizione di beni e servizi: Modifica del regolamento comunale per la disciplina dei contratti”, di “Anagrafe dei lavori pubblici”, di PRG e Comparto per destinazioni tecnico distributive TD1/A e di un mini intervento edilizio in Santa Margherita.

Avremmo volentieri parlato anche di commercio e centro storico e di baratto amministrativo, ma non c’era nessuno con cui farlo. Però erano tutti presenti alla consegna del mandato alla Sig.ra Claretta Ferrarini di rappresentanza presso la Commissione Tecnica Regionale sui dialetti.

La mozione sulla trasparenza degli affidamenti diretti proposta da quella RETE CIVICA – che si fa politicamente testimone della precedente amministrazione – fa il paio con l’altra, quella sulla trasparenza del web comunale dedicato agli appalti, per l’assurdità della richiesta e la scarsissima autorevolezza dei proponenti. Il dato surreale è che di fronte alla bocciatura della maggioranza han promesso di presentare una mozione per l’uscita del Comune del network di Avviso Pubblico contro le mafie. Che poi in realtà non è nemmeno così irreale visto che loro votarono contro l’adesione e che non han partecipato a nessun appuntamento dei tanti proposti dal Comune sui temi … (avranno avuto altro da fare, ce l’hanno spesso).

La materia degli affidamenti diretti sta a cavallo tra il tecnico e la chiacchiera da bar. Nel nostro Comune si possono fare fino a 40.000€. Oltre quella cifra si va a gara. Nella mozione chiedevano che anche per le cifre inferiori si gestissero gli affidamenti diretti solo per la somma urgenza perchè è una materia in cui é massimo l’esercizio del potere discrezionale del Dirigente competente. O incompetente, a leggere la loro mozione, visto che non si fidano della discrezionalità a cui è chiamato per Legge.

Si perchè è la Legge dello Stato che disciplina gli affidamenti diretti e lo fa ormai per acquisizioni che sono diventate residuali. Per tutto il resto ci sono i mercati elettronici gestiti dalle centrali di committenza nazionali o regionali (il MePa = mercato elettronico della Pubblica Amministrazione e il Consip = società per azioni del Ministero Economia e Finanze che svolge consulenza, assistenza e supporto per acquisti di beni e servizi delle pubbliche amministrazioni. La logica è quella dei supermercati: se siamo in tanti a comprare lo stesso prodotto, spuntiamo dal fornitore il prezzo iper concorrenziale). Volete ridere? In commissione (ci sono i verbali non è che ce lo inventiamo) alcuni illustri membri della minoranza proposero di uscirne perchè “così avremo potuto favorire i lavoratori locali”, a prescindere che questi fossero iscritti o meno alle piattaforme. E iscriversi non è mica così complicato come potrebbe sembrarvi.

Quindi, riassumendo, dopo un periodo famoso per alcuni affidamenti di alta acrobazia a liberi professionisti della politica nella gestione degli eventi pubblici, veri e propri cavalli imbizzarriti della committenza occasionale, arriva una mozione che chiede di ingolfare i dipendenti comunali per comprare materiale di modestissimo valore.

In un Comune in cui TUTTI gli obblighi di trasparenza e di pubblicità – disciplinati non a sentimento ma da una serie di leggi dello Stato – sono rispettati. Loro stessi li han citati nella premessa del testo, tra una critica e l’altra, cose tecniche, di quelle che sei costretto a studiare per fare politica locale: il Codice dei Contratti (dlgs 163/2006) la legge sull’anticorruzione (190/2012) e la legge sulla trasparenza amministrativa (dlgs 33/2013).

Il Comune di Fidenza aderisce, non da ieri, al servizio on line AMMINISTRAZIONE TRASPARENTE, offerto gratis da “La gazzetta Amministrativa”, che è una piattaforma unica a livello nazionale e per questo non personalizzabile.
Dove ci son tutte le informazioni che volevano caricare sulla malandata piattaforma del sito web (indovinate chi lo ha messo in piedi?!). Abbiam detto loro che nonostante questo ci impegneremo a creare una zona ad uso e consumo degli utenti meno esperti, ma niente. Sono partite delle urla che dovevate esserci…

E poi ci sono state le delibere tecniche. Le più simpatiche: un comparto per attività produttive tecnico distributive TD1/A in via Corradini la cui gestazione risale al 1985 per cui le opere di urbanizzazione (realizzate e sulle quali non gravano mancanze o problemi di lavori fatti male) vengono trasferite alla proprietà di tutti, cioè del Comune. E poi un’altra storia antica che va a conclusione, quella per cui il Comune incamera al suo patrimonio delle aree destinate a viabilità e parcheggio a Santa Margherita.

ott 012015
 
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I consiglieri del gruppo del PD e la segreteria locale del partito si uniscono al sentimento di vergogna espresso dal Sindaco per l’uscita della Lega sulla questione della mafia al nord. Ci sentiamo coinvolti sia come amministratori che come cittadini: la Lega Nord ha insultato la città di Fidenza e deve chiedere pubblicamente scusa per l’irresponsabile modalità con la quale procura allarmi per conquistar qualche voto, un po’ come fa da tempo sulla questione dei migranti.

Molti di noi hanno condotto una campagna elettorale densa ed impegnativa sui temi della legalità e della trasparenza e le tantissime iniziative del sindaco sul versante della prevenzione del fenomeno mafioso ci trovano partner concordi e solidali.

Sappiamo bene che la mafia al nord prospera da anni, lo abbiamo denunciato per anni nel più assordante silenzio, così come sappiamo bene che il clima preferito dalle mafie al nord è proprio la confusione che generano queste falsate polemiche, quel clima per cui chiunque può dire qualsiasi cosa a chiunque perché tanto nulla deve essere giustificato ne provato.

E lo sanno bene i nostri tantissimi amici del sud Italia che la mafia la vedono dal vivo tutti i giorni, e a cui abbiamo raccontato quello che stiamo facendo da quando siamo al governo di Fidenza. E che in molti casi sono venuti a supportarci, come accadde l’inverno scorso con Simmaco Perillo e i ragazzi di don Peppe Diana che vennero a presentare il “pacco alla camorra” in città.

Avanti così quindi Sindaco, avanti con la linea della prevenzione e del controllo, avanti con le iniziative di contrasto economico come il progetto di abbassare le tasse agli esercizi pubblici che rinunciano alle slot machine, avanti con le conferenze nelle scuole, con i corsi di formazione per la pubblica amministrazione, avanti con la riqualificazione e l’utilizzo intensivo dei beni confiscati e avanti con il sostegno alla partecipazione alle giornate antimafia e ai campi di formazione al sud.

L’amministrazione pubblica può (e deve) tornare ad essere un modello per tutti, il sindaco e la sua giunta possono indicare lo stile virtuoso di una città.

set 162015
 
Pinocchio 1 (1)

di Franco Amigoni

Uno dei punti all’ordine del giorno l’altra sera in Consiglio Comunale riguardava la modifica ed integrazione delle destinazioni d’uso ammesse nel comparto per attività produttive artigianali/industriali denominato “Il Pinocchietto” in loc. Coduro, presso la grande rotatoria della Via Emilia.

Si tratta di un iter già avviato da lungo tempo e confermato dal Piano strutturale Comunale (PSC) adottato l’anno scorso. Con propria deliberazione n.65 del 20 novembre 2012, il Consiglio Comunale ha, infatti, adottato la variante richiesta dalla proprietà, con l’intento di rendere possibile la realizzazione del piano particolareggiato di iniziativa privata da loro presentato il 28 dicembre 2010 (stiamo quindi parlando dell’Amministrazione Cantini, i cui nipotini sono oggi in Rete Civica).

Si prevede una molteplicità di destinazioni tra le quali, oltre a quella artigianale/industriale anche quella per attività di carattere commerciale/direzionale alla luce anche della significativa diminuzione dell’area d’intervento che, per una quota rilevante, ha costituito area di cessione per la realizzazione della nuova viabilità sud nel tratto compreso tra lo svincolo della tangenziale nord sulla via Emilia e la strada per Santa Margherita (nuova rotatoria di Cabriolo).

La variante normativa e il piano sono stati, da ultimo, depositati dal 19 dicembre 2012 al 17 febbraio 2013 senza che siano pervenute osservazioni.

In sintesi e fuori dal burocratese:
1. la proprietà e il Comune di Fidenza, a partire dal 2010, hanno negoziato la possibilità che il Comune ottenesse a titolo gratuito una parte della superficie del privato per poter realizzare la rotatoria;
2. Il Comune, tenuto conto della significativa riduzione dell’area in capo al privato, ha concesso, oltre alla destinazione artigianale, anche quella commerciale direzionale;
3. il Comune ha poi mosso osservazioni sulle caratteristiche morfologiche del progetto del privato: quest’ultimo ha integrato il progetto stesso, che poi ha ottenuto i regolari pareri favorevoli di Emiliaambiente, ARPA e AUSL;
4. si sono previste negli ultimi mesi rilevanti forme cautelative sull’attuazione: come dire, se non lo fai in tempi certi mi rimborsi del danno;
5. si è previsto che il privato possa realizzare parte delle volumetrie in altra zona con destinazione d’uso congruente, anche per non sovraccaricare il lotto di Coduro.

Il privato e il pubblico, insomma, hanno condotto per 5 anni una trattativa sul come consentire l’investimento del primo con vantaggi anche per la comunità (vedi terreno della tangenziale a costo zero in quel tratto). Il privato investirà una cifra cospicua, genererà lavoro, si auspica che valorizzerà un’area industriale a ridosso della viabilità tangenziale (non stiamo parlando delle adiacenze della Cappella Sistina, per intenderci).

Il pubblico, senza interferire con l’attività imprenditoriale (non è nei suoi compiti), ha completato le funzioni di un’area. E l’opposizione ha votato contro.

Ulteriore sintesi alla luce dei fatti: i membri dell’opposizione che svolgono attività imprenditoriale dovrebbero essere supportati in tutti i modi possibili per continuare la loro impresa (vedi ultime sortite di Rete Civica in modo particolare); chi invece, con tutte le salvaguardie del caso, vuole investire a Fidenza in un momento in cui, come noto, gli investimenti sono merce rarissima e sarebbero preziosi per il rilancio economico, dovrebbe essere stoppato.

set 162015
 
franco

“Come consiglieri del partito democratico ci teniamo ad esprimere la nostra solidarietà al collega Franco Amigoni e all’amministrazione per le affermazioni rivolte loro sui social network da un esponente di rete civica.

Veniamo colpiti da forte disappunto nel vedere come, a volte, il dibattito politico scada di livello.

Auspicheremmo che l’etica e il rispetto per le opinioni altrui fossero alla base di qualunque confronto, soprattutto in ambito politico.

Franco ha sempre espresso il suo pensiero in maniera chiara e diretta, non venendo mai meno, tuttavia, a quella correttezza che dovrebbe stare alla base di ogni dialogo.

A lui, dunque, oltre che all’amministrazione, manifestiamo tutto il nostro sostegno.”

I consiglieri del Gruppo del Partito Democratico in Comune di Fidenza

lug 072015
 
terre verdiane

di Franco Amigoni

Per il recesso dall’Unione delle Terre Verdiane era necessaria la maggioranza qualificata dei due terzi del Consiglio Comunale, e con il voto favorevole di Forza Italia il quorum è stato raggiunto subito.

Ha votato contro il Movimento 5 Stelle, e sono usciti dall’aula prima del voto per “offesa preliminare” i due consiglieri di Rete Civica Gabriele Rigoni e Pollastri. Per offesa preliminare si intende qui una nuova fattispecie amministrativa, inventata proprio dal Rigoni che ne ha fatto ormai un marchio di fabbrica.

Funziona più o meno così: quando il Sindaco dice di voler fare un intervento sfrondando dalla retorica che ha contraddistinto gli interventi dell’opposizione (e ogni tanto succede), a questo punto Rigoni, che è permaloso come un principe del foro, si alza sbraitando ed esce dall’aula, seguito fedelmente da Pollastri.
Rispetto ad altre puntate precedenti, non c’è stata la minaccia fisica del tipo “ti aspetto fuori e la regoliamo noi due”.

Naturalmente, le motivazioni reali possono essere anche altre, del tipo che Rete Civica ha colto la palla al balzo per non votare contro Forza Italia.

Il punto vero è: era ancora utile tenere in vita l’Unione Terre Verdiane?

Nell’attuale configurazione, no. Si sarebbe trattato di accanimento terapeutico, considerando le posizioni utilitaristiche e molto distanti tra loro di un numero significativo dei partner dell’avventura.

Fidenza, per farla breve, spendeva circa 3 milioni l’anno per la causa, e i vantaggi non sono facili da reperire.

Ma questo non fa venir meno l’esigenza di studiare nuovi accordi e nuove configurazioni, che potrebbero non chiamarsi Unione (questo è secondario), unire in modo efficace gruppi diversi di Comuni, perseguendo 4 obiettivi chiave:

1. razionalizzazione dei servizi (e quindi risparmio);
2. innovazione;
3. visibilità;
4. incremento di competenze ed efficienza gestionale.

In questo contesto, la partita comincia ora.

mag 022015
 
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La relazione del Sindaco Massari sarà presto online. Questa è (più o meno, in Consiglio si va sempre un po’ a braccio) la dichiarazione di voto del Gruppo Pd, scritta da Marco Gallicani

Il bilancio consuntivo di un Comune è un atto complesso e complicato. Renderlo semplice nella lettura, al punto da poterne discutere tra persone non addette ai lavori consiliari è compito arduo, e senza dubbio non aiuta l’occasione sprecata ierisera in Consiglio (sul sito ci sono i video) dove il solito muro contro muro ha messo in luce solo la confusione che regna in alcune teste e la (in)capacità di altri di interpretare testi precotti altrove.

Gettare in mezzo all’aula cifre inverifcate a sostegno di tesi come minimo discutibili (tipo: “[...] avete trovato un comune in ottimo stato e lo avete rovinato in 6 mesi, creando un clima di terrore utile solo ad alzare le tasse per ottenere un tesoretto che spenderete chissà dove.” ) serve solo a rendere le stesse inverificabili. E le sintesi sui social sono forse peggio, per grafia e contenuti, accusatori e (spesso) diffamatori. Nessuno ha intenzione di denunciare nessuno (#statesereni), ma dopo un po’ è normale che uno ne abbia le tasche piene. Perchè farà ben parte del gioco, ma a questo gioco faccio una gran fatica ad abituarmi.

Ascolterete poi quando avrete un attimo la seduta del Consiglio (armatevi di santa pazienza perchè la sola relazione del sindaco sarà una 50ina di pagine) e vi accorgerete che al netto del suddetto dialogo tra sordi ci son poche cose che possono essere raccontate con lucidità. Provo ad elencarle:

1- il bilancio consuntivo riporta tutte le entrate effettivamente incassate dall’ente comunale e tutte le spese da esso sostenute. Significa che è una foto di quel che è accaduto. Nel caso di questa maggioranza è la seconda foto, quella di un anno che ha visto tre diverse gestioni: quella della Giunta Cantini, quella del Commissario e la nostra con il Sindaco Massari. Non è ancora il bilancio che abbiamo promesso ai cittadini con le amministrative della primavera scorsa, ma ce n’è già un pezzetto. Ma alla foto che approviamo stasera andrà poi aggiunta quella del Bilancio Sociale che ha struttura e linguaggio molto più vicini alla vita di tutti i giorni e che completerà il quadro della rendicontazione, attività cardine di quest’amministrazione che s’impegna a rendere conto alla comunità del corretto utilizzo delle risorse a disposizione del Comune. Secondo quel principio di trasparenza a cui abbiamo fatto ampi riferimenti proprio in campagna elettorale.  E sul bilancio sociale abbiamo già detto che ci impegneremo per un‘operazione di comunicazione capace di generare inclusione, senso di comunità;

2 - le tre parti (la competenza - le entrate accertate e le spese impegnate riferite al 2014 - la cassa – quello che è effettivamente accaduto nel 2014 - e i residui - i crediti e i debiti generati negli anni) servono ad ottenere quello che tecnicamente si chiama avanzo (sui socialini loro lo chiamano utile, ma è perchè non ci capiscono moltissimo). E’ il principale indicatore circa il positivo andamento dell’ente comunale è l’avanzo di amministrazione, lo ha detto anche il presidente Squitieri in Corte dei Conti. Nel 2014 si è registrato un avanzo di amministrazione di 2.469.266,26 €. Se leggete tutto il documento (a noi tocca farlo) vedrete che sono soldi divisibili in due gruppi principali:
- i fondi INDISPONIBILI (come il fondo vincolato per rimborso anticipazione di liquidità, per 1.361.114,41 o il fondo svalutazione crediti 755.284,07, o il fondo vincolato per passività potenziali 15.000 o il fondo vincolato per bollo virtuale 7.107, che ci sono ma non possono essere toccati.
- i fondi DISPONIBILI per temi o progetti già definiti (come i 126.945, 32 € del fondo vincolato per trasferimento di fondo sociale locale, o il fondo vincolato per trasferimenti in conto capitale e i quelli non vincolati a qualche destinazione, che sono i 23.815,46 € del fondo per mutui e BOC;
quindi, a fronte di circa due milioni e mezzo di avanzo nominale a bilancio, l’avanzo realmente utilizzabile è costituito da circa 290mila € di fondi disponibili su progetti e temi definiti (antisismico, piano sosta), e da circa 24mila € di fondi disponibili non ancora destinati. L’avanzo del 2013 – per avere un confronto – è stato di 2.028.526,21, di cui disponibili circa 29mila €;

3 - dal lavoro fatto dagli uffici - molto utile sia per ragioni tecniche immediate (per esempio perché per un riscontro oggettivo dell’attività a consuntivo è importante che i residui attivi e passivi siano calcolati correttamente e cioè che siano iscritti a bilancio solamente quei residui che effettivamente e realisticamente si prevede di trasformare in entrate o uscite monetarie nel corso del periodo successivo) sia perchè stiamo andando verso la nuova contabilità armonizzata, più vincolante e più simile a quella dei privati, e la transazione rispetto al modello seguito sino ad oggi non è per niente banale – si deduce che sono aumentate le effettive riscossioni dei tributi, anche se c’è ancora da crescere in questa direzione, specie in termini di redistribuzione del carico fiscale secondo criteri di eguaglianza, e si sono cancellati debiti e crediti insussistenti o di dubbia esigibilità (pag. 24 e 25) che non avevano ragione di rimanere. E che la prevalenza di crediti inesigibili è stata coperta da opportuni accantonamenti. Non significa (è stato detto anche questo) che rinunciamo a chiedere i soldi a chi li deve dare, perchè i procedimenti continuano ad essere operativi, ma che non ci costruiamo bilanci farlocchi sopra. C’è chi lo fa;

4 - una delle voci più importanti - il costo del personale - è calato dai 184,23 euro per abitante nel 2013 a 171,51 euro del 2014, e la tendenza è destinata a rafforzarsi nel 2015 per le scelte fatte nei 6 mesi in cui abbiamo governato; si è registrato in valore assoluto un calo di spesa per il personale di circa 210mila euro ( – 4,35%);

5 - nel 2014 il Comune non ha contratto nessun mutuo, determinando una riduzione del debito per mutui e prestiti di ben 2,5 milioni di euro; le anticipazioni di liquidità sono state usate con molta parsimonia nel 2014 (soltanto mezzo milione circa, a fronte di oltre 2 milioni degli anni precedenti e di un tetto di circa 7 milioni di euro di cui parla il Tuel); in generale sono molto importanti per garantire un flusso corretto e continuo di pagamenti da parte dell’Ente, ma nel 2014 si è riusciti a garantire tutti i pagamenti tenendo molto basso questo indicatore, a riprova della validità del lavoro svolto dagli uffici e della correttezza delle scelte politiche effettuate; il costo finanziario delle anticipazioni è stato di soli 2500 euro circa per tutto il 2014;

Per questo abbiamo votato positivamente, perchè l’assetto complessivo del bilancio è stato consolidato (potato, ripulito, messo a fuoco) e presenta molti lati positivi, pur a fronte di una stagione molto complessa nei rapporti con lo Stato centrale. Che non è automaticamente (o acriticamente) amico nostro solo perchè governato (anche) dal Pd. Parrà forte come espressione, ma molti commentatori concordano nel definire i continui tagli e le continue limitazioni all’autonomia finanziaria dei Comuni come un vero e proprio “percorso di fallimento comandato”. E anche da qui si può ben vedere come sia in atto un’azione di svuotamento nei confronti dei Comuni e della loro libertà di azione sul territorio. E l’applicazione delle nuove regole sul bilancio e sui pagamenti renderà le cose ancor più delicate per il 2015, quando invece avremo la possibilità di fare al 100% quello che avevamo promesso in campagna elettorale.

apr 292015
 
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di Beppe Rota

Per l’assunzione di personale a tempo indeterminato la Legge di Stabilità 2015 prevede una riduzione dei costi relativi ai contratti mediante l’esenzione dei contributi Inps per i primi 3 anni.

Per la maggioranza delle imprese artigiane, favorevoli al job’s act, l’esonero dai versamenti dei contributi sposterà la convenienza verso il contratto a tempo indeterminato. La legge entrata in vigore il 7 Marzo ha determinato un balzo in avanti delle assunzioni per le piccole e medie imprese dell’8,5% rispetto al Marzo del 2014 (fonte Cna).

Io penso che la agevolazioni per le aziende non debbano passare solo per le assunzioni di dipendenti a tempo indeterminato. Ad esempio per le imprese maggiormente colpite dalla recessione (costrizioni ed impiantistica) il job’s act da solo non sarà sufficiente a far ripartire la domanda di lavoro. Che è la vera questione.

Penso ad un Iva ridotta e ad un’aumento della detrazione fiscale per le ristrutturazioni di abitazioni civili. La richiesta di agevolare le aziende attraverso i meccanismi di tassazione locale poi rischia solo di dividere il mondo delle imprese in presunti buoni e presunti cattivi, non comprendendo come in realtà molte aziende artigiane non hanno la possibilità di assumere a tempo indeterminato anche se lo farebbero perchè fanno già tantissimo per rimanere a galla in questi ultimi anni di crisi economica.

mar 032015
 
FRANCE-ECONOMY-FINANCE-CRISIS-EUROS-HOLYDAYS-FEATURE
Il gruppo del Partito Democratico di Fidenza, maggioranza in Consiglio Comunale, ha presentato una mozione per chiedere la rinuncia ai compensi spettanti ai consiglieri per tutte le sedute del parlamentino non deliberative o comunque definite straordinarie.
“Siamo stati eletti per portare dentro le aule del Comune passione civile e democratica. Per questo auspichiamo che sempre più spesso il Consiglio possa trovarsi per discutere di temi che vanno oltre l’immediato quotidiano su fatti, ricorrenze e situazioni che con il confronto generano comunità – spiegano i consiglieri dem -. Lo abbiamo fatto per stigmatizzare le violenze di genere contro le donne, per ricordare la Shoa e il dramma delle foibe e dell’esodo dalmata. Presto il Consiglio si riunirà per celebrare il nostro dialetto. Appuntamenti importanti che hanno reso il Consiglio un’Istituzione che va oltre il normale lavoro amministrativo e si occupa di situazioni che toccano la nostra comunità e sulle quali Fidenza discute, in piazza, nelle scuole, nelle associazioni,sulla rete, ecc.
Proprio per questo, sentiamo la necessità di dare un messaggio importante ai cittadini, dimostrando loro che il Consiglio che hanno eletto non si riunisce per accumulare gettoni di presenza, ma perché mosso da spirito civico e di servizio, proprio come una delle tantissime associazioni che sono protagoniste dell’impegno civile a Fidenza.
E lo facciamo rinunciando ad un gettone che non è irrilevante per le casse comunali, pesando 20,39 euro lordi per ogni consigliere, per cui una seduta di Consiglio costa ai contribuenti 305,85 euro. Un costo che moltiplicato per tutta l’attività programmabile in un anno assume una certa dimensione.
Se con la nostra mozione, che speriamo possa sancire un principio condiviso nella forma più larga possibile in Consiglio, eliminiamo il gettone di presenza, con la stessa chiarezza abbiamo chiesto agli uffici competenti anche di verificare la fattibilità di cancellare anche gli oneri per i permessi retribuiti rimborsati dal Comune ai datori di lavoro privati dei consiglieri”.
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di Andrea Massari, Sindaco

In questa sala consiliare, in questa seduta straordinaria e monotematica di una libera Assemblea democratica, sento l’emozione di essere riuniti esattamente 70 anni dopo l’ingresso dei soldati dell’Armata Rossa nel campo di Auschwitz. 70 anni in cui il mondo libero ha dovuto confrontarsi con l’Orrore e le sue cause e imparare ad attribuire un significato vero alla parola “memoria”.

Una memoria da custodire anche nel nostro territorio e nella nostra provincia, perché nel nostro territorio e nella nostra provincia gli ebrei e i dissidenti anti fascisti hanno subito le stesse malversazioni, le stesse crudeltà viste in tutto il Paese.

Con la promulgazione delle leggi razziali anche gli ebrei di Parma furono allontanati dalle scuole pubbliche, dalle università, dagli impieghi statali, dagli incarichi politici; fu loro vietato di esercitare ogni libera professione, di possedere beni mobili e immobili, di assumere domestici “ariani”.

Scrive l’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Parma:  “Il “Corriere Emiliano”, in un articolo del 13 ottobre, dava notizia dell’espulsione dall’Università di Parma di quattro professori ebrei. Alcuni studenti furono costretti a trasferirsi alla scuola ebraica di Milano. Cinque giorni dopo l’entrata in guerra dell’Italia, il Ministero dell’Interno disponeva il rastrellamento degli ebrei stranieri, ordinandone l’internamento in campi di concentramento o il confino in numerose località italiane.
La deportazione dai territori occupati colpì intere famiglie di ebrei polacchi, ungheresi, olandesi, austriaci, tedeschi, serbi e croati che, fuggiti dai luoghi controllati dai nazisti o dagli ustascia, avevano cercato rifugio nelle zone italiane. Un numero imprecisato di loro venne confinato anche in una ventina di comuni del Parmense, dove la popolazione locale fu generalmente ospitale nei loro confronti. Con l’occupazione tedesca e la costituzione della Repubblica sociale italiana anche gli israeliti di nazionalità italiana dovevano essere inviati in campi di concentramento e tutti i loro beni confiscati a favore della Rsi. Con l’ordinanza di polizia del 3 dicembre 1943, il capo della Provincia di Parma disponeva che la Cassa di Risparmio si occupasse del ritiro e della gestione del denaro e dei valori degli israeliti locali sotto il controllo dell’Intendenza di Finanza cittadina. Intanto, per l’internamento degli ebrei venivano utilizzati i seguenti campi: il castello di Scipione (Salsomaggiore Terme); il campo ubicato nel castello di Montechiarugolo; gli albergo “Terme” a Monticelli Terme”.

Studi che ho voluto condividere con voi, perché spiegano bene come il mondo in guerra conobbe, anche nei suoi angoli più remoti, l’Orrore pianificato, perfezionato e portato avanti con meticolosità da persone “terribilmente normali”, come ha scritto Hanna Arendt nel suo celebre libro, “La banalità del male”.

L’Olocausto, la strage degli innocenti catturati, deportati e ammazzati per la loro religione, la loro etnia, le loro preferenze sessuali, il loro credo anti nazista e anti fascista, per il loro rifiuto di continuare a servire sotto le armi dei dittatori – come ha raccontato magistralmente anche il nostro Giovannino Guareschi –, non è stato solo affare di gruppi dirigenti su cui scaricare comodamente le responsabilità, ma un fenomeno degenerato cui molti hanno assistito impotenti, molti altri hanno reagito a costo della loro vita ma su cui troppi hanno garantito per anni un silenzio funzionale.

Archetipo perfetto di questa storia è la figura – “terribilmente normale” e “banale”– di Adolf Eichmann, l’organizzatore metodico e razionale dello sterminio e della sua logistica, perfezionista che ha seguito la programmazione dei rastrellamenti e della consegna dei prigionieri direttamente sulle soglie dei cancelli che motteggiavano sul “lavoro che rende liberi”. Processato in Israele rispose come tanti altri prima di lui davanti al Tribunale Alleato di Norimberga: “Tutti ordinavano ed io eseguivo, ecco la mia colpa, eseguivo gli ordini come un vero soldato”.

Una frase che è il manifesto ideologico di quel sonno della ragione che ha devastato l’Europa nel corso del grande conflitto mondiale, iniziato ai primi del ’900 e di fatto risoltosi solo nel 1945.

Un sonno dal quale il mondo si riprese bruscamente alla fine del conflitto, sgomento. Come sgomenti e increduli erano i i volti dei cittadini tedeschi di Weimar, costretti dalle truppe americane a sfilare dentro al campo di concentramento di Buchenwald. Il campo dove, peraltro, si sperimentavano cure ormonali per l’omosessualità.

Fatti, storie, che ho voluto citare perché abbiamo il dovere di chiederci cosa lascia questa lunga sequenza di documenti, di cultura storica, di immagini. Quanto ci ha resi cittadini consapevoli conoscere e studiare l’Olocausto?
Lo chiedo perché il progressivo venir meno dei testimoni diretti di quel dramma mondiale ci pone, ancor più espressamente, di fronte all’obbligo di agire per liberare la memoria dalla plaude della ritualità, dell’atto dovuto. Della formalità.
Per difendere la “memoria”, anche, perché a 70 anni di distanza le vergogne revisioniste non sono venute meno. Anzi. Con sempre maggiore facilità si può leggere chi ritiene “presunte e pretese” le 6 milioni di vite stroncate nel nome della purezza della razza.

Lo hanno detto e scritto in tanti e io ci credo: possiamo affrontare e vincere la sfida della memoria chiedendoci non “cosa avrei fatto 70 anni fa, se fossi stato catturato perché ebreo o zingaro o omosessuale, o oppositore di Hitler e Mussolini”; dobbiamo chiederci, insieme alle nuove generazioni, soprattutto a loro, “cosa farei adesso”.

Adesso, sì. Perché nulla è più attuale della storia: il mondo ha vissuto l’Olocausto ma è passato negli stessi anni attraverso le foibe, la pulizia etnica durante la guerra nell’ex Jugoslavia; conosce la persecuzione dei cristiani, conosce l’efferatezza dei fondamentalismi, la proliferazione della corsa nucleare, la velocità con cui l’intolleranza e l’odio possono arrivare alla massima potenza, cioè alla follia omicida, scatenata il più delle volte contro minoranze inermi. Contro le donne, oggi come 70 anni fa.

Il mondo libero non può permettersi il lusso dell’inazione di fronte a quanto sta accadendo. Dialogo, mutuo soccorso per uno sviluppo solidale che non ricalchi i peggiori errori della nostra epoca, dovrebbero essere elementi condivisi in seno alla comunità internazionale, non solo parole, parole, parole. Ad esempio, non può essere un problema solo italiano la gestione dei flussi migratori che l’Europa non si decide ad affrontare con misure strutturali. Non può essere solo un problema turco la recrudescenza islamista conservatrice che peggiora ulteriormente la svolta democratica in un Paese chiave nei rapporti tra Est e Ovest. Così come non può essere solo un problema ucraino il rapporto con la Russia che ha rispolverato le sue pretese panegemoni in tutto l’Est europeo.

Ognuno di noi ha una responsabilità enorme, che è quella di dare concretezza a quel “je suis Charlie” che tutto il mondo ha esibito come un riscatto dopo il massacro di Parigi e che tutti siamo impegnati perché possa essere una ripartenza. La ripartenza dei diritti fondamentali e della necessità di saldare il nostro stare insieme su presupposti diversi, nei quali possano riconoscersi i popoli, non solo i governi e i gruppi dirigenti.

Per questo, chiudendo, lasciatemi leggervi questa frase, con l’auspicio che possa essere patrimonio collettivo di questo consiglio:

“Che la lezione di quegli episodi è semplice e alla portata di tutti. Sul piano politico, essi insegnano che sotto il terrore la maggioranza si sottomette, ma qualcuno no, così come la soluzione finale insegna che certe cose potevano accadere in quasi tutti i paesi, ma non accaddero in tutti. Sul piano umano, insegnano che se una cosa si può ragionevolmente pretendere, questa è che sul nostro pianeta resti un posto ove sia possibile l’umana convivenza”.